Stepchild, Fratelli d’Italia all’attacco: un orrore, i giudici non facciano politica

22 Giu 2016 16:04 - di Redazione

«Non si possono introdurre per via giudiziaria norme escluse dalle leggi e in contrasto con la Costituzione. La Cassazione non faccia politica, il Parlamento è sovrano e non può piegarsi a sentenze di una magistratura politicizzata». Fabio Rampelli, capogruppo di FdI a Montecitorio è il primo a commentare a caldo la sentenza-choc della Cassazione che dà il via libera alla stepchild adoption, prima che Monica Crinnà si spelli le mani festeggiando la vittoria, che era rimasta a metà dopo lunghi ed estenuanti stop and go delle Camere..

Meloni e Rampelli: stepchild? Sentenza politica

Dal suo profilo Facebook, anche Giorgia Meloni scende in campo: «Dalla magistratura arriva oggi un’altra sentenza creativa e ideologica: sì alla stepchild adoption per le coppie di persone dello stesso sesso. Alcuni giudici farebbero bene a rileggere la nostra Costituzione che dice chiaramente due cose: il Parlamento fa le leggi e la magistratura le applica, non il contrario. E la legge italiana non prevede le adozioni gay. Noi _ prosegue l’exs ministro della Gioventù – continueremo a difendere il diritto di un bambino ad avere un padre e una madre e a batterci per far approvare la proposta di legge di Fratelli d’Italia: l’utero in affitto sia reato universale, ovvero punibile nella nostra Nazione anche se commesso all’estero». Per Giovanni Donzelli non c’è dubbio: «La scelta della Cassazione di accettare la stepchild adoption fra persone dello stesso sesso è una grave forzatura. Se viene legittimata l’adozione fra due donne, la stessa cosa si presume che valga nel caso di due uomini. E questo apre, di fatto, alla pratica dell’utero in affitto», ha dichiarato il coordinatore dell’esecutivo nazionale di Fratelli d’Italia.

Le perplessità dei dem

Persino un esponente del Pd denuncia l’anomalia. «La sentenza della Cassazione rivela una ipocrisia tutta italiana, per cui la stepchild adoption non si può ufficializzare in una norma, ma poi caso per caso avviene. In questo senso è una sconfitta della politica. Mi auguro pertanto che si possa riaprire il tema in Parlamento». A dirlo è la presidente della commissione Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi, a margine della presentazione di un’indagine dell‘Osservatorio nazionale sulla salute della donna presentata oggi a Montecitorio. «Continuiamo ad affidarci ai giudici – prosegue la senatrice dem –  per temi che dovrebbero essere normati dal Parlamento. Il ché è un paradosso».

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