“Mache” Zuliani dal Carso alla Rsi: strappò il Friuli ai partigiani titini

28 Giu 2016 17:19 - di Antonio Pannullo

Ricorre oggi l’anniversario della morte del colonnello Ermacora Zuliani (1897-1958), valoroso soldato combattente di tutte le guerre, nonché pluridecorato con due medaglie d’argento al valor militare, una medaglia di bronzo, una croce di guerra al valore, una croce di guerra al merito e diverse onorificenze estere tra cui la croce di ferro tedesca di II classe. Zuliani ha servito l’Italia sotto le armi dal 1916 al 1945, attraversando tutta la temperie di quegli anni e rimanendo sempre fedele alla sua divisa e soprattutto alla sua nazione. Era nato a Magnano in Riviera, in provincia di Udine, nel 1897, e al suo paese lo chiamavano Mache, soprannome che gli rimarrà tutta la vita. Ma già nel 1916 si arruolò volontario ricevendo il battesimo del fuoco sul Carso e l’anno successivo si guadagnò il brevetto di ardito. Dopo la guerra si sposò con Olga Vidoni, si iscrisse ai Fasci di Combattimento ed entrò nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (Mvsn) e venendo eletto podestà del suo paese natale. Diventato Centurione delle Camicie nere, nel 1937 partì volontario per la Guerra di Spagna dove combatté a Guadalajara, Guernica, Bilbao e Santander, diventando Seniore. Fu successivamente decorato con una medaglia d’argento e una di bronzo e la Spagna gli conferì due cruz de guera e una medaglia alla Campagna. Rientrato in Italia, prese il comando del 63° battaglione Camicie Nere di Udine e nel 1941 partì volontario per il fronte russo alla testa del 63° Legione d’assalto Camicie Nere Tagliamento, coprendosi di gloria sul fiume Dniepr e resistendo all’Offensiva di Natale scatenata dai sovietici. Si conquistò un’altra medaglia d’argento sul campo ma rimase ferito. Rientrato in Italia, fu assegnato alla Divisione Corazzata “M”.

Zuliani si arrese agli alleati dopo aver liberato Udine

Dopo l’8 settembre 1943 (intanto Mache era diventato colonnello), aderì alla Repubblica Sociale Italiana, ricostituendo il Reggimento Alpini Tagliamento, inquadrato nell’esercito della Rsi. La Tagliamento fu impegnata sul fronte orientale contro i feroci partigiani titini che miravano ad annettere il Friuli alla Jugoslavia. Lo stesso comandante in capo Rodolfo Graziani ebbe a dire che la più valida difesa orientale erano proprio Zuliani e il suo reggimento. Combatté sull’Isonzo e sul Natisone, ma dopo il 25 aprile il reggimento si sciolse e Mache fu incarcerato come prigioniero politico. Zuliani si arrese con il suo reggimento in armi ai neozelandesi dopo aver liberato Udine. Non chiedendo nulla per sé ma solo l’incolumità per i suoi uomini. Radiato dall’esercito per aver aderito alla Rsi, fu scarcerato solo nel settembre del 1946 in seguito all’aministia. Zuliani e la moglie si ritrovarono soli e in una difficile situazione economica. A quel punto il colonnello eroe di cento battaglie ricominciò da capo svolgendo un modesto impiego come  rappresentante di commercio. Tornò insieme alla moglie nella sua Magnano, conducendo una vita ritirata. Ma il suo fisico era logorato dalla vita intensa e movimentata che aveva avuto, e a poco più di sessant’anni si spense nell’ospedale di Udine, vegliato dalla moglie. Il reggimento alpini Tagliamento perse 720 uomini negli scontri con i partigiani ed ebbe più di 600 feriti. Un’ultima annotazione: ben 45 alpini della Tagliamento furono assassinati dagli antifascisti a guerra finita.

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