«Dire che i veneti sono un popolo di ubriachi è lecito»: scoppia la polemica

10 Giu 2016 9:29 - di Redazione

Confermata dalla Cassazione l’archiviazione della denuncia presentata da quattro abitanti del Veneto, “nativi” della regione, che si si erano offesi per aver sentito Oliviero Toscani – intervistato il 2 febbraio 2015 alla radio da La Zanzara – affermare che «i veneti sono un popolo di ubriaconi, alcolizzati atavici, i nonni, i padri, le madri: poveretti i veneti, non è colpa loro se uno nasce in quel posto, è un destino. Basta sentire l’accento veneto: è da ubriachi, da alcolizzati, da “ombretta”, da vino».

 Le motivazioni della Cassazione

Ad avviso della Cassazione, «Toscani, nel definire i veneti ubriaconi e alcolizzati, ha fatto affermazioni del tutto generiche, indubbiamente caratterizzate da preconcetti e luoghi comuni (con riferimento alle asserite caratteristiche di abitanti in una determinata zona del territorio nazionale) ma prive di specifica connessione con l’operato e la figura di soggetti determinati o determinabili». Né, tantomeno, nelle parole di Toscani – per la Suprema Corte – è ravvisabile l’incitazione all’odio etnico verso i veneti, come hanno sostenuto i quattro denuncianti invocando nei confronti del fotografo l’applicazione della legge Mancino, quella che si applica contro gli ultrà del calcio, o i militanti più accesi xenofobi. In proposito, gli ermellini fanno presente che «la discriminazione per motivi razziali è quella fondata sulle qualità personali del soggetto non, invece, sui suoi comportamenti», come quello di alzare un po’ il gomito. «In ragione di ciò, è del tutto evidente – rileva il verdetto 24065 della Quinta sezione penale – che nel caso in esame non possa configurarsi la suddetta previsione incriminatrice, giacché le affermazioni del Toscani non sono riconducibili nel concetto di odio razziale o etnico, né comunque possono considerarsi potenzialmente discriminatrici nei confronti di una determinata categoria di soggetti appartenenti ad una determinata razza, nazionalità o religione». In conclusione, parlare per “luoghi comuni” non è diffamatorio, almeno quando non si fa riferimento a persone specifiche, e meno che mai è istigazione al razzismo. Così è stato rigettato il ricorso di Giancarla C., Marco B., Luca M. e Riccardo G., i quattro veneti che si sono sentiti offesi e che senza successo hanno protestato contro il decreto di archiviazione della loro denuncia emesso dal gip di Verona il 20 luglio del 2015.

La protesta del governatore Zaia

«Sulla base della sentenza emessa odalla Cassazione mi pare evidente che d’ora in avanti tutti potranno dare dell’ubriacone a chiunque», è il commento del governatore del Veneto Luca Zaia. «L’offesa ai veneti mi pareva indubbia e chiara. Così come da quelle parole traspariva poco rispetto per un intero popolo. Tuttavia, ribadisco che prendo atto che la Cassazione legittima la possibilità di dare dell’avvinazzato a chi che sia».

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