“Via il nome di Serini dalla caserma trasformata in centro per migranti”

21 Mag 2016 16:00 - di Carlo Marini

La decisione del governo di trasformare l’ex caserma Serini di Montichiari in un centro di accoglienza per immigrati ha scatenato la dura reazione del centrodestra lombardo. «Da oltre due anni gli eredi del pilota maggiore Pietro Serini, che ne tutelano e ne onorano il ricordo da settant’anni, hanno chiesto che venga rimossa e restituita alla famiglia almeno la targa d’ingresso della ex caserma: a maggior ragione la nostra richiesta vale oggi». Lo dichiara Carlo Serini, nipote della Medaglia d’Oro, e candidato con Fratelli d’Italia al municipio 5 per le elezioni comunali di Milano, commentando la decisione di trasformare l’ex caserma. «A maggior ragione la nostra richiesta vale oggi nel momento in cui si vuole destinare questa struttura, intitolata a mio nonno, ad un uso totalmente estraneo alla sua storia – ha spiegato il nipote -. Finora dalle Istituzioni non abbiamo ricevuto risposta e questo silenzio da parte delle istituzioni civili ci ferisce». Stessa richiesta anche da parte di Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio della Lombardia e dirigente di Fratelli d’Italia, annunciando che domenica il partito di Giorgia Meloni manifesterà a Montichiari, e di Carlo Fidanza, responsabile per gli enti locali di Fratelli d’Italia.

Nella ex caserma Serrini almeno 500 immigrati

«Renzi sta massacrando la Lombardia e Brescia in modo particolare». Così l’assessore regionale alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione, Simona Bordonali. «Nella ex caserma Serini – osserva Bordonali – saranno mantenuti inizialmente 150 clandestini, ma c’è spazio per almeno 500 persone come ho potuto personalmente constatare durante il sopralluogo dello scorso 23 ottobre. La Regione effettuerà controlli igienico-sanitari per verificare l’agibilità della struttura. Non sarà Brescia a pagare per gli errori del Governo in materia di immigrazione». Dura anche la posizione del segretario regionale della Lega Paolo Grimoldi. «Come si fa a pensare di portare centinaia di immigrati, di cui non si sa nulla, e sistemarli nel perimetro di un aeroporto civile e a due passi da un aeroporto militare?» «Al ministro Alfano – continua Grimoldi – facciamo inoltre notare che quella di Brescia è purtroppo una zona ad alto rischio sotto il profilo della minaccia terroristica, come confermano gli arresti e le espulsioni dell’ultimo anno, tra cui quella di due potenziali jihadisti che progettavano di far saltare in aria proprio l’aeroporto di Ghedi».

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