Coppie gay, è già scontro nella maggioranza sulla “giurisprudenza creativa”

14 Mag 2016 17:44 - di Mariano Folgori

La legge sulle unioni civili è fresca fresca di Parlamento, e già  si scatena lo scontro.  Materia del contendere è la  “giurisprudenza creativa”, cioè quelle decisioni del giudici che renderanno di fatto possibili le adozioni gay colmando i cosiddetti “vuoti legislativi”. Ad accendere le polveri è il ministro per gli Affari regionali con delega alla Famiglia, Enrico Costa, che lancia un avvertimento ai colleghi del Pd: «Sia chiaro che non può rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta con la legge sulle unioni civili: in tema di stepchild adoption fino a oggi la giurisprudenza ha dato delle interpretazioni colmando un vuoto normativo. Ora quel vuoto non c’è più, c’è una norma chiara che esclude la stepchild adoption, a maggior ragione alla luce dei lavori parlamentari, e quindi mi attendo di vedere chiusa una fase di interpretazione creativaApriti cielo, insorge Monica Cirinnà, madrina della legge sulle unioni civili.  «Non è così, non c’è alcuna giurisprudenza creativa, c’è la giurisprudenza che, davanti alla scelta del legislatore di non decidere, continua ad applicare la norma esistente che è la legge sulle adozioni che è richiamata esplicitamente al punto 20 del maxi-emendamento del governo». Tra un po’ voleranno le sedie.

Gasparri: «Serve un referendum contro la giurisprudenza creativo»

Si inserisce nello scontro Maurizio Gasparri. «Che in materia di adozioni per coppie gay – dice il vicepresidente del Senato – ci sia stata una giurisprudenza creativa e discutibile non c’è alcun dubbio. Ma il ministro Costa apra gli occhi. La legge che anche lui ha votato non si limita, come sarebbe stato comprensibile, a regolamentare alcuni diritti delle persone omosessuali, ma apre la strada a una moltiplicazione delle sentenze creative in materia di adozioni gay». «Lo ricorda la stessa Cirinnà – prosegue Gasparri –  citando il comma 20 dell’articolo unico della legge, che è stato inserito proprio per facilitare le sentenze che aiutino coloro che comprano bambini da donne disperate. Ed è proprio per questo che abbiamo costituito un ampio e trasversale comitato per l’abrogazione non dell’intera legge sulle unioni civili, ma di quelle parti che aprono la strada alle adozioni gay e alla compravendita di bambini. Questo è il vero obiettivo di questa legge e la Cirinnà stessa sa benissimo che in Parlamento ci sono persone che hanno fatto ricorso all’utero in affitto e che hanno sborsato soldi per avere a disposizione un bambino. I figli non si comprano. Per questo serve un referendum, per cancellare il comma 20 e impedire che la giustizia sia messa al servizio dei trafficanti di bambini».

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