Con Trump arriva il «fascismo»: così gli Usa sdoganano la parola-tabù

30 Mag 2016 16:23 - di Aldo Di Lello

Ci voleva proprio il ciclone Trump per spingere l’opinione pubblica degli Stati Uniti a pronunciare la parola che finora era impronunciabile: «fascismo». A rompere il tabù linguistico-ideologico non sono gli intellettuali liberal, ma quelli conservatori, per l’esattezza i neocon. L’autore dello “sdoganamento” è un personaggio che ha una certa notorietà anche in Italia: Robert Kagan, autore di un irritante pamphlet , Paradiso e potere, pubblicato nel nostro paese al tempo della guerra in Iraq, in cui sostiene, in buona sostanza, che gli americani sono un popolo guerriero mentre gli europei sarebbero diventati una massa di rammolliti infingardi. Al dunque ecco cosa  scrive oggi Kagan, così come ce lo riporta Alberto Flores D’Arcais su la Repubblica: «In un editoriale-shock sul Washington Post, Kagan ha messo da parte cautele verbali, circonvoluzioni e inibizioni dell’intellighenzia. Il titolo è un pugno allo stomaco: Ecco come il fascismo arriva in America. Il portatore della peste nera, Kagan non ha dubbi, si chiama Donald Trump. L’intellettuale di destra non risparmia le accuse ai suoi compagni di partito: “Lo sforzo dei repubblicani per trattare Trump come un candidato normale sarebbe ridicolo, se non fosse così pericoloso per la nostra repubblica”». La querelle è stata ripresa e rilanciata dal New York Times: «Con il titolo L’ascesa di Trump e il dibattito sul fascismo , il quotidiano liberal dà conto di un allarme che sta diventando esplicito. Cita un politico, l’ex governatore del Massachusetts William Weld, che paragona il progetto di Trump per la deportazione di 11 milioni di immigrati alla “notte di cristallo” del 1938 in cui i nazisti si scatenarono nelle violenze contro gli ebrei».

Non c’è davvero limite alla fantasia, soprattutto quando è sollecitata dal sensazionalismo dei media. Quello che sta accadendo oggi negli Stati Uniti, con Trump, noi italiani lo conosciamo bene: basta che si affermi un leader con tratti spiccatamente “populistici” e capace, soprattutto, di mandare in crisi gli assetti consolidati dell’establishment, che subito parte l’accusa di fascismo. I leader europei “populisti” ci sono abituati, Trump ancora no. Però, se ciò accade negli Usa, Paese che finora è stato considerato immune dal “contagio” fascista, qualcosa pure dovrà significare. Vuol dire che l’ideologia del pensiero unico liberal-liberista sta davvero per scricchiolare. E non è certo un caso se un ideologo iperliberista come Kagan si faccia  prendere dagli attacchi isterici e si metta a gridare al “lupo” fascista.

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