Terrorismo, espulsi i genitori di due marocchini jihadisti radicalizzati

20 Mag 2016 13:47 - di Paolo Lami

Un figlio, Oussama Khachia, operaio trentenne, era morto in Siria dove si era unito all’Isis e dove era andato a combattere nelle fila dei terroristi dello Stato islamico. L’altro figlio, Abderrahmane Khachia, nato in Marocco il 2 maggio 1993 e residente a Brunello, nel Varesotto, era finito in carcere il 28 aprile scorso durante l’operazione di Polizia “Terre Vaste”, che aveva portato all’arresto anche di altre due persone, i coniugi Moutaharrik Abderrahim e Salma Bencharki, per il reato di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo internazionale. Ieri è toccato ai genitori dei due ragazzi, espulsi con decreto del Viminale. Con un volo diretto a Casablanca i coniugi marocchini Brahim Khachia e Loumiy Zhour, rispettivamente di 59 e 50 anni,  residenti anch’essi a Brunello, in provincia di Varese e che condividevano l’ideologia estremista dei due figli, sono stati cacciati dall’Italia.
«L’uomo, in particolare – hanno spiegato dal Viminale – aveva svolto un ruolo cruciale per il trasferimento di uno dei suoi due figli in Siria, dove poi il giovane avrebbe trovato la morte». Con l’espulsione dei due coniugi sale a 88 il numero delle persone cacciate dall’Italia per finalità di terrorismo –  se si considerano anche le 66 del 2015 – a dimostrazione che le politiche di immigrazione di Renzi e Alfano stanno aprendo le porte al rischio terrorismo.
Dalle intercettazion era emerso come il figlio dei due coniugi espulsi, Abderrahmane Khachia, il 6 febbraio scorso, intendesse colpire la Questura di Varese. Ne parla con il campione di kikeboxing Abderrahim Moutaharrik, anch’egli arrestato il 28 aprile scorso che voleva partire con la moglie e i due bimbi per la Siria e «passare all’azione commettendo un attentato in Italia dopo avere esaltato quanto avvenuto in Belgio. E Moutaharrik si confida proprio con il figlio dei due coniugi espulsi: «Voglio picchiare (inteso come colpire e far esplodere, ndr) Israele a Roma», diceva, infatti,  intercettato lo scorso 6 febbraio, a Abderrahmane Khachia, anche lui arrestato e fratello del “martire” Oussama Khachia, foreign fighter morto in SiriaOussama Khachia era cresciuto a Brunello, in provincia di Varese ed era stato espulso dall’Italia il 28 gennaio 2015 per alcuni post scritti su Facebook a favore dell’Isis. In seguito era stato allontanato anche dalla Svizzera e, a quel punto, avrebbe raggiunto la Siria dove sarebbe poi morto. Poi è toccato a suo fratello Abderrahmane Khachia finire nelle indagini condotte da Digos e Ros che lo avevano arrestato accertando i suoi rapporti con il campione di kikeboxing e il suo percorso di radicalizzazione iniziato proprio dopo la scomparsa del fratello. Infine anche i genitori, Brahim Khachia e Loumiy Zhour, sono finiti all’attenzione degli investigatori. E il Viminale ne ha decretato l’espulsione.

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