Per gli oppositori di Erdogan c’è solo la galera. E l’Europa tace e paga

10 Mag 2016 12:53 - di Domenico Labra
turchia

Tutti zitti su Erdogan. La paura di urtare la sensibilità di Ankara fa novanta. Almeno nelle cancellerie appecoronate di mezz’Europa. Erdogan è temuto e riverito. E pure foraggiato. Perciò lui se ne fotte. Anzitutto della libertà di stampa. E poi delle eventuali critiche. Novello Marchese del Grillo non di una Roma papalina al tramonto, ma di una Unione europea ormai collassata, Recep Tayyip Erdogan si permette lussi che altri non potrebbero neppure pensare. Tutto gli è concesso dalle democrazie occidentali. Dagli Usa perchè la sua Turchia è membro Nato e le sue basi sono importantissime per Washington. Dall’Ue per il controllo delle frontiere e dei flussi dei disperati che gli ha appaltato alla modica cifra di sei miliardi di euro. Perciò lui se ne impippa della libertà di stampa. E infatti manda in galera giornalisti e chiude o commissaria i media che si oppongono. Del resto, l’Occidente non è solo connivente. No, l’Occidente – nello specifico l’America di Obama e della sua nefasta segretaria di Stato Hillary Clinton – ha anche una grossa coda di paglia. Perchè l’Isis si è pasciuto e ingrassato (probabilmente è anche nato) anche grazie ai traffici possibili al confine turco. Traffici di combattenti, di armi e derrate alimentari oltre che di petrolio sottocosto. Traffici che hanno consentito ai tagliagole di al-Baagdadi di espandersi e moltiplicarsi. Contrasatati e battuti solo dai Curdi, dai pasdaran iraniani (loro nemici giurati) e dall’arrivo dei russi di Putin a sostegno di Assad. Cosicchè piano piano la verità viene fuori. Con, ad esempio, un giornale d’opposizione turco, Cumhuriyet, che pubblica uno scoop che svela i traffici dei servizi turchi con le milizie nere dell’Isis e le armi e gli esplosivi loro inviate da Ankara. Con tanto di foto e documenti. Scoop mai smentito. Anzi, avvalorato dall’accusa di “violazione del segreto di Stato” che costa al direttore del giornale Can Dundar cinque anni di carcere e un attentato (per fortuna fallito) a un suo redattore che si recava in tribunale. Reazioni? Manifestazioni di sdegno? Cortei di protesta? Nulla. Tutti zitti nell’Europa della tolleranza. Tutti zitti nell’Europa della libertà e della verità. Tutti sempre pronti ad abbaiare contro Donald Trump, contro i populismi, contro Marine Le Pen, contro i razzismi e le nascenti barriere. Ma nulla su Erdogan. Che quello poi s’incazza e ci manda i profughi. Dopo essersi pappato gli euro.

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