I nove furbetti del cartellino a rischio processo: timbravano e andavano via

6 Mag 2016 13:33 - di Guglielmo Federici

Falsità materiale ed ideologica, truffa ai danni dello Stato, false attestazioni e certificazioni. Per queste accuse, contestate a seconda delle posizioni, i nove dipendenti del Museo delle Arti e delle Tradizioni popolari di Roma sorpresi a timbrare il badge salvo poi abbandonare il posto di lavoro, rischiano di finire sotto processo. Si avvia, infatti, a conclusione l’inchiesta del pm Stefano Rocco Fava. Ai nove indagati sarà notificato il relativo avviso che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio.

Di questo gruppo non fa parte la dirigente Maura Picciau, accusata, tra l’altro, di non aver esercitato i controlli per impedire ai “furbetti” di fare il proprio comodo. La sua posizione è stata stralciata poiché pende in Cassazione un ricorso della procura contro il rigetto della richiesta di emissione di una misura interdittiva. Gli assenteisti del museo romano furono smascherati lo scorso gennaio dai carabinieri del Comando Provinciale. Nei loro confronti scattò la sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici per la durata di un anno. I fatti per i quali sono indagati risalgono al periodo che va dal 3 al 24 febbraio del 2015. Dalle indagini, svolte con pedinamenti e riprese video, è emerso che i 9 dipendenti, di età compresa tra i 43 e i 65 anni, si allontanavano dal posto di lavoro oppure timbravano per conto di altri colleghi che arrivavano più tardi rispetto all’orario previsto o che addirittura non si presentavano al lavoro.

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