Girone, appello di Meloni: “Sfili il 2 giugno”. Ma Renzi ha paura e dice no

29 Mag 2016 13:43 - di Tito Flavi

Salvatore Girone è tornato finalmente in Italia dopo aver subito quattro anni di ingiusta privazione della sua libertà personale, potrà così riabbracciare la sua famiglia. Ne sono felicissima. Mi auguro che la decisione della Corte dell’Aja di consentire ai nostri fucilieri di marina di restare in Italia nella fase dell’arbitrato internazionale sia il preludio ad una sentenza favorevole della Corte. Ora faccio un appello ufficialmente al Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, per far sfilare Salvatore Girone, e idealmente anche il convalescente Massimiliano Latorre, alla parata del 2 giugno dedicata alla festa della Repubblica e delle Forze armate”. È quanto scrive in una lettera al quotidiano Il Tempo, il presidente di Fratelli d’Italia e candidato sindaco di Roma, Giorgia Meloni. “Questo in modo che i nostri fucilieri di marina – spiega tra l’altro – possano ricevere il giusto riconoscimento per l’ineccepibile comportamento tenuto in questi anni e per il senso del dovere dimostrato, anche davanti a uno Stato che non ha avuto la dignità e il coraggio di difenderli dall’arroganza di una Nazione straniera”.

Ma Renzi ha paura di risvegliare i sentimenti nazionali e di scatenare furiose reazioni alla sua sinistra.  Di Girone dice: “Ora dobbiamo consentirgli di vivere con gioia questo momento in famiglia. Da qui la necessità di evitare mancanza di sobrietà e di stile”. Il che si traduce in un parere negativo in merito all’ipotesi di far sfilare il marò alla parata del 2 giugno. “Non sono andato ad accogliere Girone a Ciampino proprio per evitare strumentalizzazioni”. I marò – aggiunge – bisogna evitare che siano “esibiti come bandierine politiche”. In realtà Girone e Latorre non sono due “bandierine politiche”, ma due simboli dell’unità nazionale. Il fatto che Renzi non sia andato ad accogliere Girone vuol solo dire che teme di urtare la sinistra del suo partito in un momento di attacchi continui da parte delle minoranza dem.

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