Evasione fiscale, Parigi all’attacco di Google: blitz di 100 funzionari del fisco

24 Mag 2016 17:16 - di Paolo Lami

Hanno dovuto fare lo slalom fra una vacca in resina a dimensioni reali parcheggiata fra le siepi del giardino, panchine fucsia, calcio balilla e arredi surreali compresa una vecchia Citroen 2Cv posteggiata sulla moquette. E’ stato un vero e proprio “percorso di guerra” per arrivare ai documenti fiscali quello di un centinaio di funzionari del ministero delle Finanze francesi della speciale Brigata nazionale di repressione della delinquenza fiscale, creata dal governo nel novembre 2010, che stanotte, attorno alle cinque, hanno fatto irruzione, assieme a 25 esperti di computer e a cinque magistrati transalpini della Procura nazionale finanziaria nella sede parigina di Google per una perquisizione nell’edificio che ospita Google sulla rue de Londres, nel Nono Arrondissement della Capitale.
Secondo il quotidiano Le Parisien, gli inquirenti sono al lavoro dopo un ricorso presentato dallo stesso governo di Parigi e, in particolare, dal ministero francese delle Finanze che sospetta il colosso della rete di evasione fiscale digitale.
«L’operazione era ultra-segreta», spiega una fonte citata da Le Parisien, aggiungendo: «E’ stata lanciata senza usare il servizio di messaggistica della procura finanziaria per evitare fughe».
«Collaboriamo con le autorità per rispondere alle loro domande», ha fatto sapere con uno stringato comunicato il portavoce di Google, Al Verney.
Un’indagine preliminare contro Google France era stata aperta il 16 giugno 2015: ipotizzava la frode fiscale aggravata e il riciclaggio organizzato ed era stata avviata in seguito alla denuncia dell’amministrazione francese. Ieri il blitz.
L’obiettivo, è stato chiarito, è «quello di verificare se la società Google Ireland Ltd ha una stabile organizzazione in Francia e se, non dichiarando una parte della sua attività svolta sul territorio francese, ha violato gli obblighi fiscali, in particolare l’imposta sul reddito delle società e l’imposta sul valore aggiunto».
Lo scorso febbraio una fonte aveva fatto sapere che le autorità fiscali di Parigi rivendicavano circa 1,6 miliardi di euro di tasse arretrate dovute dal gruppo ma il ministero delle Finanze francese aveva opposto un secco no-comment appellandosi al segreto fiscale. Già nel giugno 2011 erano state fatte diverse perquisizioni e sequestri di documenti negli uffici di Parigi di Google Francia nell’ambito di una più vasta indagine sui rapporti commerciali fra la filiale francese della società americana e la sede europea della holding che si trova in Irlanda, un paese con le imposte sugli utili aziendali fra i più bassi in Europa, solo il 12,50 per cento. «Google è conforme alle leggi fiscali in tutti i paesi in cui opera la società», hanno sempre ribattuto da Mountain View spiegando che quella di scegliere la sede fiscale dell’azienda fa parte di una strategia più ampia nell’ambito di un’ottimizzazione fiscale. Cosa che, d’altra parte, fanno tutte le big Company del web – e non solo – come Amazon, Facebook, Apple. A gennaio un accordo per 166 milioni di euro fra Google e il fisco inglese per sanare un contenzioso fiscale fra Mountain View e la Gran Bretagna aveva creato polemiche a non finire facendo inalberare i parlamentari britannici del Comitato Conti Pubblici della Camera dei Comuni inferociti perché la cifra pagata era «sproporzionatamente piccola rispetto alle dimensioni del business di Google nel Regno Unito». Lo stesso Michel Sapin aveva reagito sferzante: «Le autorità fiscali francesi non negoziano l’ammontare delle imposte, in discussione ci sono le regole»

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