La curcuma: ecco una nuova risorsa per battere l’alzheimer e l’ictus

23 Mag 2016 14:48 - di Redazione

La curcuma potrebbe rivelarsi un buon alleato del cervello contro alzheimer e ictus. Un composto bioattivo della spezia asiatica blocca infatti le proteine anomale che scatenano le malattie. E’ quanto emerge da una ricerca sull’argomento. Utilizzata come medicina, spezia e colorante da oltre 5.000 anni in India, la curcuma è nota anche come “Zafferano d’India“, perché i suoi rizomi, che sono la parte della pianta che contiene i principi attivi, vengono bolliti per diverse ore, poi essiccati in appositi forni, ed infine pestati fino ad ottenere una polvere di color giallo-arancione che viene comunemente utilizzata come spezia nella cucina del Sud Asia. Si tratta di una spezia che contiene centinaia di componenti tra cui potassio, vitamina C, amido pari al 26 %, oltre ad oli eterici ed oli amari. Componenti che sono in grado rispettivamente di stimolare l’appetito e la formazione di enzimi digestivi, ma quello che ha più destato l’attenzione degli studiosi è la “curcumina” ed in particolare la sua particolare natura antitumorale ed antiossidante, disintossicante ed antiinfiammatoria. Adesso questa nuova indagine scientifica ha fornito nuove speranze anche per la cura dell’alzheimer: un composto presente nella curcuma, stimola infatti la proliferazione e il differenziamento delle cellule staminali neurali presenti nel cervello adulto. Lo studio è stato pubblicato su British Journal of Nutrition. I ricercatori, hanno sperimentato l’effetto del turmerone aromatico, che insieme alla curcumina è una delle due molecole bioattive presenti nella curcuma, sia in vitro che in vivo. Gli esperimenti condotti su cellule staminali neurali di ratto coltivate in laboratorio hanno dimostrato che questa molecola non ha nessun effetto sulla morte cellulare, ma a concentrazioni opportune stimola la proliferazione delle cellule staminali neuronali fino all’80% e ne accelera il differenziamento. A beneficiare delle possibili nuove cure potrebbero essere non solo i pazienti affetti da alzheimer, ma anche chi ha una predisposizione con altri disturbi neurologici, tipo l’ictus.

 

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