Bertolaso lancia le larghe intese per battere i grillini e il debito di Roma

24 Mag 2016 7:55 - di Redazione

“Il debito del comune è una voragine spaventosa”, dice Bertolaso, “in cassa non c’è una lira, a malapena ci sono soldi sufficienti a pagare gli stipendi al personale. Nient’altro. E oggi è uscita un’altra notizia: a Roma, su 6.500 km di strade, ogni quindici metri c’è una buca. L’ottantadue per cento delle strade sono bucate. E vogliamo parlare del traffico? Quante ore passa un romano bloccato nel traffico? Il triplo di un milanese. E i mezzi pubblici? Avete presente l’immagine dei passeggeri della Roma-Lido che camminano a piedi sulle rotaie perché la linea si è rotta?”. Ma il Bertolaso-Cassandra dice a “Il Foglio” soprattutto che, chiunque vinca, si troverà sul tavolo, tra sei mesi, la bomba a orologeria della monnezza: “A Roma produciamo ogni giorno 4.500 tonnellate di spazzatura che finiscono fuori dal Lazio, conferite in altri discariche e altri impianti di smaltimento: anche all’estero, dove, con la nostra monnezza, riciclando, si fanno fior di quattrini”.

Bertolaso lancia la “bomba-monnezza” che scoppierà tra sei mesi

A Roma, dice Bertolaso, “paghiamo la tassa sui rifiuti più alta d’Italia, anche se siamo ‘fuorilegge’ rispetto alle leggi europee e italiane che dicono: i ri fiuti si smaltiscono in casa propria. E infatti il TAR, mesi fa, ha condannato la regione Lazio, e ha dato 180 giorni per mettersi in regola. Ne sono passati 60: tra 120 giorni Roma sarà coperta dalla spazzatura come lo è stata Napoli nel 2008”. Il sindaco troverà questo “problemino”, dice l’ex capo della Protezione civile, “oltre alla questione dei campi Rom: con 250 campi abusivi cosa risolvi con le ruspe? Li sposti da un campo e se ne vanno in un altro. E vogliamo parlare di sicurezza? Si parla di Operazioni strade sicure’ ma la periferia è abbandonata a se stessa. Solo che non c’è una lira in cassa. Qui abbiamo un malato in agonia, in camera di rianimazione. Qui ci sono metastasi che si chiamano corruzione, illegalità e mancato controllo del territorio”.

L’ipotesi della Grande Coalizione Comunale si affaccia per forza di cose

“Non potrà mai accadere che un sindaco da solo, chiunque egli sia, con una maggioranza risicata, riesca ad adottare le soluzioni durissime che si renderanno necessarie. E dovrà prenderne di molto impopolari. L’uomo solo al comando a Roma non va da nessuna parte, e Alfio Marchini lo sa, come lo so io”. E dunque, in caso di ballottaggio, come vedrebbe Bertolaso un accordo tra Pd e Forza Italia contro i populismi arrembanti? “O si suddividono le responsabilità con gli avversari o si va tutti a casa”, dice Bertolaso. E a questo punto vengono alla mente le parole dette dall’ex candidato all’inizio della campagna elettorale, quando ancora non si profilavano passi indietro: “Voterei Giachetti se non fossi candidato io”, era stata la frase. “L’avevo detto perché lo conoscevo e ci avevo lavorato in varie occasioni, essendo stato Giachetti capo di gabinetto di Francesco Rutelli“, dice Bertolaso. Ma certo “sarebbe Giachetti, oltre a Meloni, che Marchini dovrebbe chiamare, se vincesse, per trovare un modo di lavorare insieme in nome del bene superiore di Roma. E viceversa”.

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