Bagni per transgender, undici Stati portano Obama in tribunale

30 Mag 2016 9:37 - di Giulia Melodia

L’ultima guerra presidenziale di Barack Obama passa… per i bagni dei transgender: e l’America – o almeno una sua buona parte – sceglie di disertare o di scherarsi apertamente contro. Così, da ben undici Stati arriva l’ultima sfida all’inquilino della Casa Bianca che, non a caso, prende l’offensiva come un avviso di sfratto anticipato.

Usa, la guerra dei bagni per transgender

Andando con ordine va detto innanzitutto che la sua amministrazione aveva varato di recente nuove linee guida per le scuole, per garantire il rispetto della reale identità di genere degli studenti, indipendentemente dal sesso registrato alla nascita. Ebbene queste direttive sono state ora portate davanti a un tribunale, con l’accusa di non avere alcuna base di legalità. «Si vogliono creare veri e propri laboratori per portare avanti un esperimento sociale di massa», si legge nelle carte del ricorso. Carte in cui si accusa l’amministrazione Obama di violare le regole di base per la protezione dei minori e per la difesa della privacy. La causa è stata presentata alla Corte federale distrettuale del Nord del Texas, e ad essa si sono accodati anche Alabama, Arizona, Wisconsin, Maine, West Virginia, Tennessee, Oklahoma, Louisiana, Utah e Georgia. Un numero di Stati che potrebbe aumentare nei prossimi giorni, a partire dalla partecipazione di quella North Carolina che tanto scalpore ha suscitato per la legge che impone l’uso dei bagni pubblici in base al sesso registrato alla nascita.

Tra richiami alla privacy e accuse di discriminazione

Un provvedimento definito “discriminatorio” e che ha sollevato un’ondata di proteste in tutto il Paese. L’azione legale intentata in Texas denuncia anche i «cambiamenti enormi nel funzionamento dei distretti scolastici» dovuti alle nuove regole sui bagni messe a punto dal Dipartimento alla giustizia e da quello dell’istruzione. Cambiamenti – si denuncia – che il governo non ha alcuna autorità di imporre. Nella lettera inviata dal governo a tutti i presidi scolastici si sottolineava il passaggio della Costituzione americana in cui si vietano le discriminazioni basate sul sesso nelle strutture pubbliche che vengono finanziate con fondi federali. In pratica la minaccia dell’amministrazione era proprio il ritiro di questi fondi alle scuole che non si dovessero adeguare alle nuove direttive.

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