Il Sud contro la UE: “Togliete l’embargo alla Russia, danneggia l’export”

4 Apr 2016 8:11 - di Redazione

Nella battaglia a suon di sanzioni e controsanzioni ingaggiata tra l’Europa e la Federazione russa, a conti l’atti, chi ci perde di più in termini economici è l’Italia. Lo dicono dati Istat, studi di banche e delle associazioni di imprese colpite, in modo dirello ed indiretto, dal blocco degli scambi commerciali deciso da Mosca, in risposta al regime sanzionatorio imposto da Bruxelles, dopo la crisi Ucraina, si legge sul “Corriere della Sera“.

Made in Italy danneggiato da sanzioni alla Russia

L’ufficio studi della Cgia di Mestre denuncia, ad esempio, che dal 2013 al 2015 l’export sull’asse italo-russo è diminuito del 34%, bruciando 3,6 miliardi di euro. Al Sud, in particolare, la Puglia è la regione che ha subito il calo minore in termini percentuali (-29,8%) seguita dalla Campania (-43,6%). Calabria (-49,4%). Molise (- 53,6%) e Basilicata (-61,8%). L’agroalimenlare è il settore che ha risentilo maggiormente dell’embargo (-52% la variazione rispetto a prima del blocco), vista la lista di prodotti per i quali è del tutto vietato l’ingresso: frutta e verdura, formaggi, carne, salumi ed anche pesce.

Agrolimentare settore più danneggiato dall’embargo

Secondo Coldiretti, dall’inizio del blocco (agosto 2014) ad oggi, si stimano perdite dirette in Italia per 400 milioni di euro. E gli effetti indiretti dovuti alla mancanza di sbocchi sul mercato e il relativo crollo delle quotazioni di prodotti agricoli, sono anche più gravi. Anche altri settori sono stati colpiti pesantemente dal riflesso dell’embargo, come il manifatturiero, il turismo, la moda.

Le regioni del Sud particolarmente colpite dalla sanzioni alla Russia

Tutti quelli, insomma, sui quali il Sud potrebbe puntare (e in parte già punta, anche con ottimi risultati) per occupare quote di mercato. Alla luce di questi dati, i grandi gruppi imprenditoriali e le piccole e medie imprese riunite sotto l’egida di associazioni di categoria, si stanno mobilitando per spingere la Ue a ritirare le sanzioni prima del termine stabilito di luglio 2016.

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