Siluri tedeschi contro Draghi: ecco cosa c’è dietro l’austerità di Berlino

12 Apr 2016 18:39 - di Ezio Miles

Gli attacchi tedeschi a Draghi si vanno facendo sempre più duri e insistenti. L’ultimo lo ha sferrato il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble in una intervista a Reuters pubblicata nell’edizione online. Questa ennesima reprimenda germanica a Draghi ha però, se non altro, il merito di svelare il “problema tedesco” e di strappare la maschera all'”austerità” di Berlino. Il governo della Merkel  ammette di fatto che la politica monetaria della Bce di Draghi, se tende a favorire la circolazione dei capitali e scongiurare la deflazione, danneggia però gli enormi interessi delle banche tedesche e dei detentori dei capitali finanziari. Come tutti i Paesi creditori, la Germania ha tutto l’interesse che le cose rimangano così come sono, alla faccia della retorica europeista dei politici di Berlino. Dice infatti Schaeuble che i tassi di interesse ai minimi storici valuti da Draghi  stanno causando “problemi enormi” per le banche e i pensionati tedeschi e mettono a rischio il sostegno degli elettori all’integrazione europea.

Ma Schaeuble chiarisce comunque che sarebbe sbagliato condannare in toto la Bce di Draghi  per questa situazione, sottolineando che Francoforte da sola non può ripristinare condizioni di crescita economica mentre è necessario che l’Europa vada avanti con le riforme strutturali (il solito ritornello). “E’ indiscutibile che la politica di tassi bassi stia causando in Germania problemi enormi per le banche e per l’intero sistema finanziario in Germania – ha detto Schaeuble – così come per i piani pensione”, e il ministro vede dunque il rischio che questo possa alimentare il partito degli euroscettici. Quanto all’ipotesi che Draghi  possa fare ricorso anche al cosiddetto “helicopter money” distribuendo moneta direttamente agli operatori dell’economia reale, Schaeuble ha spiegato di “non aver avuto l’impressione che la Bce ne stia discutendo seriamente”.

La verità è assai più prosaica: «È poco edificante – sostiene su Limes Simon Tilford, capo economista del Center for european reform – vedere la Germania che preme per sforzi massicci nell’Europa meridionale mentre fa pochissimo per affrontare i problemi di capitalizzazione del proprio sistema bancario. L’ossessione per la disciplina e le regole continua a generare atteggiamenti e politiche sbagliate. Com’era prevedibile, nell’Unione la fiducia delle famiglie e delle aziende sta crollando rapidamente, deprimendo l’attività economica, e con essa la possibilità che i governi raggiungano i loro obiettivi di bilancio». Se si mantengono queste tendenze, alla maggior parte dell’Eurozona è riservato un destino di depressione e deflazione.

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