Si è suicidato in carcere il trans che accoltellò un anziano a Napoli

27 Apr 2016 10:09 - di Redazione

Secondo l’accusa, nel quartiere di S. Giovanni Teduccio, a Napoli, ridusse in fin di vita un uomo di 87 anni colpendolo al collo e al volto con un coltello. Il responsabile, un uomo transessuale di nazionalità colombiana di 50 anni, si è tolto la vita nel carcere napoletano di Poggioreale, nel Padiglione detentivo Roma. Ne ha dato notizia il Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria. «L’uomo, ristretto in cella singola nella sezione protetta del Padiglione Roma, si è tolto la vita infilando la testa in una busta di plastica sigillandola poi con un calzino», informa Donato Capece, segretario generale del Sappe. Il Sappe ricorda che, nel 2015, sono stati 39 i detenuti che si sono tolti la vita nelle carceri italiane. Solamente a Poggioreale, sono stati 207 i detenuti che si sono feriti con atti di autolesionismo, 22 quelli che hanno tentato il suicidio uno quello che è morto per suicidio e 4 quelli defunti per cause naturali. 243 sono state le colluttazioni e 2 i ferimenti.

In ogni carcere la situazione è incandescente

Non solo il carcere di Poggioreale, la situazione è incandescente ovunque. Molti gli episodi di violenza. Un detenuto tunisino, ritenuto responsabile di rapina aggravata, lesioni personale aggravate e furto, ha prima picchiato tre agenti di Polizia penitenziaria del carcere e poi ingerito pezzi di plexigas di alcuni pannelli che lui stesso aveva rotto. Sono stati momenti di alta tensione, gestiti al meglio dagli agenti che con grande professionalità hanno impedito conseguenze più gravi all’interno della Casa circondariale di Lucca. Da tempo gli agenti denunciano il disagio: «E’ uno stillicidio costante e continuo, i nostri poliziotti penitenziari continuano a essere picchiati e feriti nell’indifferenza delle autorità regionali e nazionali dell’amministrazione penitenziaria, che sono per altro costrette a confermare l’aumento delle violenze contro i baschi azzurri del Corpo nonostante il calo generale dei detenuti ma che nonostante ciò non adottano alcun provvedimento concreto perché queste folli aggressioni abbiamo fine, ad esempio sospendendo quelle pericolose vergogne chiamate vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto»

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