Renzi ammette: “L’emendamento sul business del petrolio è roba mia”

3 Apr 2016 19:11 - di Redazione

“C’è il presidente del Consiglio che è coinvolto se questo è il tema: ho scelto io di fare questo emendamento, lo rivendico per forza. Le opere pubbliche sono state bloccate per anni e l’idea di sbloccare le opere pubbliche l’abbiamo presa noi per Tempa Rossa, per Pompei, per Bagnoli e per altre opere, quell’emendamento è roba mia”. Il premier Matteo Renzi ammette il suo ruolo centrale nella decisione di sbloccare le trivelle in Basilicata, anche grazie a quel ritocchino legislativo di cui il ministro Federica Guidi informò tempestivamente il fidanzato, che aveva interesse a sbloccare le opere. Ospite di Lucia Annunziata, a “In mezz’ora”, il premier ha difeso così le decisioni al centro di un’inchiesta della magistratura: “Vorrei chiarire che l’indagine non riguarda il dovere di sbloccare le opere pubbliche: a noi i cittadini ci pagano per questo. Altro è se qualcuno ha pagato tangenti e in quel caso voglio che si scopra e chiedo ai magistrati di fare il massimo degli sforzi. Chi sbaglia paga”, dice Renzi, che poi si mostra disponibile ad essere ascoltato dai pm, che però a stretto giro gli rispondono che al momento non ne vedono la necessità.

E le trivelle? E il referendum? “Per adesso dopo 27 anni non è stato tirato fuori un goccio di petrolio perché le autorizzazioni sono state rinviate come spesso succede in Italia”. E le lobby di governo? “Schiatto da ridere – risponde il premier – Ci dicono a noi che siamo quelli delle lobby quando noi abbiamo fatto la legge su reati ambientali, le pene sull’anticorruzione, abbiamo fatto delle iniziative concrete e reali compresa l’approvazione in prima lettura alla Camera del conflitto d’interessi. Dire che noi siamo quelli delle lobby a me fa, tecnicamente parlando, schiattare dalla risate”. Di autocritica, per sé e per il governo, Renzi ne fa poco: “Io credo che su questa vicenda la Guidi ha sbagliato e in modo molto serio ha tratto le conseguenze. Ma quando venne fuori una telefonata inopportuna del ministro della giustizia Cancellieri che chiamava la famiglia di un indagato con cui aveva rapporti professionali il figlio, io trovai la telefonata inopportuna e lo dissi, ma lei no si dimise. La Guidi lo ha fatto perché è cambiato il clima nel Paese”.

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