Lo “strangolino”, gioco della morte, provato su un ragazzino di 11 anni

19 Apr 2016 10:07 - di Martino Della Costa
tenta di rapire 3 bimbe al parco

Lo strangolino, l’ennesimo gioco letale praticato dai giovani: l’ultima moda violenta che può, e nel giro di pochi secondi, finire in tragedia. E il dramma si è sfiorato, allora, in questa circostanza nel Modenese, dove un ragazzino di appena 11 anni è stato ricoverato con una prognosi di trenta giorni. Ma casi analoghi si sono registrati in precedenza in Toscana e in Veneto, a conferma di come violenza gratuita, crudeltà e stupidità già sperimentate a suon di gare alcoliche online e a forza di pugni sferrati all’improvviso contro vittime scelte casualmente per la strada, abbiano solo fatto da apripista ad altre, pericolosissime, perversioni giovanili…

Lo strangolino: l’ultima vittima è un ragazzino di 11 anni

E allora, un ventiseienne di Carpi, nel Modenese, è indagato dalla procura di Modena per lesioni aggravate perché ritenuto il presunto autore di uno strangolamento per gioco che ha portato al ferimento di un ragazzino di undici anni. Questi, nei giorni scorsi, è stato portato in ospedale dove gli è stata diagnosticata la frattura dell’osso ioide, con una prognosi di trenta giorni. Secondo quanto sta emergendo dalle indagini della Squadra Mobile della polizia di Modena, coordinate dal sostituto procuratore Katia Marino, il minorenne sarebbe stato sottoposto alla pratica dello “strangolino”, che consiste nel legare il collo della vittima fino a portare la stessa quasi a soffocare. Da quanto si apprende avrebbero assistito al “gioco della morte” anche il fratello sedicenne del ragazzo ferito e un amico di quest’ultimo, minorenne, oltre all’uomo di 26 anni ora indagato.

Strangolino, i precedenti in Toscana e Veneto

Una pratica, quella dello strangolino, che se va bene provoca come minimo uno svenimento e ferite – se non fratture – legate alla perdita dei sensi. Ma che, se va male, può portare anche a conseguenze ben più deleteree  Il maggior pericolo, dunque, è che la pressione sulla carotide possa bloccare l’afflusso di sangue al cervello. Basta che la pressione sul collo sia più forte o più prolungata che dal gioco si passa – e nel giro di pochi secondi – alla tragedia. Lo sanno bene una tredicenne di Livorno e un diciassettenne di Mirasno (in provincia di Venezia), finiti in rianimazione – la prima – e in sala operatoria per una frattura alla testa – il secondo – mentre dei loro “carnefici per gioco” si è occupata la magistratura competente.

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