Egitto, il pugno duro di Al Sisi:”retata” di giornalisti a piazza Tahrir

25 Apr 2016 18:53 - di Martino Della Costa

Egitto blindato e militarizzato: dalle prime luci del mattino, da Il Cairo ad Alessandria, l’intero Paese si è svegliato al passare di auto, camion e blindati di polizia e dell’esercito messi a presidio dei luoghi più noti, come piazza Tahrir, per prevenire manifestazioni di protesta annunciate da giorni da movimenti di opposizione al presidente Abdel Fattah Sisi ed al governo. Le proteste – vietate dalla legge se non autorizzate con notevole anticipo – inizialmente hanno preso le mosse contro la cessione delle due isole di Tiran e Sanafir, nel Golfo di Aqaba, all’Arabia Saudita, che ne avrebbe ottenuto la restituzione dopo 66 anni da quando, nel 1950 aveva chiesto all’Egitto di proteggerle da possibili assalti di Israele. Ma poi, come era chiaro già da tempo, alle storiche rivendicazioni di piazza, si sono aggiunti anche altri, più recenti, motivi di malcontento.

Egitto: paese blindato contro le proteste di piazza

Le manifestazioni – che sono cominciate a Minya, nel sud, ed a Sharqeya, nel nord – sono sembrate subito, dalle prime battute, dover ricalcare anche i contenuti di quella del 15 aprile scorso, quando circa 2000 persone protestarono al Cairo non solo per le isole, ma anche per chiedere che Sisi ed il governo in carica lascino il potere. A difesa del potere costituito e contro le rivendicazioni della folla, già alla vigilia della giornata di protesta, i media locali hanno propagandato discorsi molto fermi contro ”le forze del male che vogliono creare il caos” e contro chi “minaccia la stabilità e la sicurezza del paese”. Messaggi con richiami all’ordine molto chiari, diffusi in tv e sui siti dallo stesso presidente Al Sisi e dal ministro dell’interno, Mahmoud Abdel Gaffar. Non solo: arresti preventivi di attivisti e difensori dei diritti umani sono stati compiuti a centinaia già a partire dai giorni scorsi. Vediamo allora come si è svolta questa lunga giornata di proteste e di presidi in Egitto in un rapido schema riassuntivo degli eventi salienti.

Egitto blindato: una lunga giornata di proteste e di arresti

1) La mattinata di proteste si apre subito all’insegna degli arresti: attraverso un tweet postato dal marito della giornalista, si viene a sapere che Basma Mostafa, che aveva intervistato la famiglia presso la quale erano stati trovati i documenti intestati a Giulio Regeni, ed altri sei suoi colleghi, sono stati arrestati vicino piazza Tahrir. Con la Mostafa, poi, i servizi di sicurezza avrebbero fermato anche i giornalisti Magdy Emara, Mohamed El Banna ed altri ancora, mentre camminavano vicino la piazza egiziana. Tra gli arrestati figurerebbero anche cinque aderenti al Partito Socialista Democratico e 12 dei 47 attivisti e giornalisti contro i quali il procuratore generale ha emesso ordini di cattura. Tra questi l’avvocato Malek Adli, Amr Badr e Mahmoud El Sakka, accusati di incitazione a manifestare, di aver pubblicato informazioni false e di tentativo di rovesciamento del regime al potere. Poi, dopo qualche ora, l’annuncio del rilascio: i giornalisti Basma Mostafa e Mohamed El Sawi, sono stati rimessi in libertà. La notizia è stata diffusa su vari siti.

2) Una raffica di fermi a profusione: nel pomeriggio l’osservatorio arabo Giornalisti senza Tortura dà notizia nel suo sito che due giornalisti stranieri, un danese ed un ungherese, sono stati fermati a Nahya, nel governatorato di Giza, mentre seguivano le manifestazioni popolari contro il regime.

3) E non è ancora tutto: sarebbero stati fermati a Dokki anche altri quattro giornalisti francesi che seguivano una manifestazione. Non si hanno conferme da fonti ufficiali, ma sul web circolano i nomi di Efa Sheef, Sam Forey, Etienne Bouy e Jenna Libs, senza precisare per chi lavorino. Fonti della sicurezza danno notizia di attivisti politici arrestati dopo un’incursione nella sede del partito El Karama, sempre a Dokki. Il partito è guidato da Hamdin Sabbahi, candidato alle presidenziali del 2013 e del 2014 e rivale di Sisi.

4) Non si placa l’ondata di arresti: ci sarebbero altre venti persone fermate e interrogate a piazza Tahrir. Fonti della sicurezza hanno reso noto che una ventina di persone sono state fermate a Piazza Tahrir e vengono interrogate in ristoranti e caffè del quartiere. L’operazione rientra tra le rigide misure di sicurezza predisposte al Cairo e in tutto l’Egitto per le proteste annunciate contro il governo.

5) Lacrimogeni contro dimostranti al Cairo: decine di fermati in centro, anche nei pressi del sindacato giornalisti . Le notizie arrivano incomplete e in ordine sparso. Al momento sembra dunque che qualche centinaia di giovani che si erano radunati per manifestare in piazza Missaha, nel quartiere cairota di Dokki, siano stati dispersi dalla polizia con lanci di lacrimogeni. Gli attivisti denunciano anche l’uso di cartucce caricate con pallini. Nel centro della capitale, sono decine i fermi compiuti dalla polizia, vicino alla sede del sindacato dei giornalisti, una delle sedi tra le più presidiate dai servizi di sicurezza.

6) Fonti della sicurezza annunciano il fermo di altri 23 manifestanti a Giza, mentre sembra che a Nahya (quartiere di Giza) è stata dispersa un’altra manifestazione. Non ci sono conferme ufficiali, ma è probabile che in questa occasione siano stati fermati il giornalista danese e quello ungherese di cui ha riferito il sito Giornalisti senza Tortura.

7) Massima sicurezza disposta anche nell’area del Canale Suez sia per la festa di liberazione del Sinai sia per le proteste delle opposizioni. Dunque, misure di sicurezza molto rigide sono state applicate anche nell’area del Canale di Suez, sia per i festeggiamenti per il 34o anniversario della liberazione della penisola del Sinai dal controllo che Israele ne aveva assunto con la guerra del 1967, sia per prevenire le manifestazioni annunciate dagli oppositori del regime. Controlli di pattuglie di polizia sono stati intensificate su tutte le strade della zona, e sul transito dei veicoli nel tunnel che dal Cairo porta sul Sinai. Ne ha dato notizia il capo della sicurezza di Suez, Magdy Abdel Aal.

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