Dopo Obama, la Clinton: Londra rimanga nella Ue, gli Usa lo vogliono…

24 Apr 2016 10:51 - di Giovanni Trotta

Dopo il presidente Usa Barack Obama, tocca a Hillary Clinton, la favorita per succedergli alla Casa Bianca, Donald Trump permettendo: “Cari britannici, rimanete nell’Ue, vogliamo un forte Regno Unito in una forte Unione europea”. Il pensiero di Clinton è contenuto in una dichiarazione all’Observer, il domenicale del Guardian, del suo consigliere politico Jake Sullivan, indicato come possibile e futuro responsabile per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca. “Hillary Clinton – scrive Sullivan – è convinta che la cooperazione transatlantica sia essenziale e questa cooperazione è al massimo della sua forza quando l’Europa è unita. Ha sempre dato valore ad un forte Regno Unito in una forte Ue. E’ per lei ha un grande valore un forte voce britannica in seno all’Ue”. Prima di giungere nei giorni scorsi in visita in Gran Bretagna, Obama si era pronunciato anche lui contro la Brexit, convinto non solo che l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue avrebbe indebolito le istituzioni europee ma avrebbe spinto la Gran Bretagna “in fondo alla fila” quando si sarebbe dovuto negoziare una serie di nuovi accordi bilaterali tra Washington e Londra. La parole di Obama hanno particolarmente irritato il sindaco di Londra Boris Johnson, capofila degli euroscettici conservatori britannici, fautore della Brexit.

Intervento a gamba tesa di Obama e Clinton sul voto per la Brexit

Come ricordato nelle ultime ore, il presidente degli Stati Uniti è ancora lui, per altri otto mesi abbondanti. Obama ci ha tenuto a ribadirlo, da Londra, rispondendo anche al fronte euroscettico britannico, tanto piccato dalle sue ingerenze contro la Brexit da reagire bollandolo come “un’anatra zoppa” ormai in disarmo. Dopo vari impegni istituzionali, Obama ha rivelato il vero scopo della sua visita nel Regno Unito: un’incursione lancia in resta – e noi italiani diremmo a gamba tesa – nella campagna sul referendum britannico Ue sì – Ue no del 23 giugno, condita da roventi polemiche. In questa chiave si inserisce anche il primo faccia a faccia con Jeremy Corbyn, il nuovo leader anti-austerity dell’opposizione laburista, inviso all’establishment, ma che il presidente in qualche modo comincia a sdoganare (“discussione eccellente”, chiosa all’uscita Corbyn, storico militante pacifista e anti-Nato). E anche l’intervista al tedesco Bild prima del vertice di queste ore con Angela Merkel a Hannover, intervista in cui ribadisce che “gli Stati Uniti e il mondo intero hanno bisogno di una Europa forte, prospera e unita”. Le polemiche per quella che gli euroscettici britannici denunciano come “un’interferenza” elettorale a favore di David Cameron e dei filo-Ue in ogni modo non cessano. Il tabloid anti-Ue Daily Express grida alla “stupefacente minaccia” verso l’alleato britannico. E sulla stessa lunghezza d’onda restano molti euroscettici inglesi che – dal leader dell’Ukip, Nigel Farage, all’ex ministro della Difesa (Tory) Liam Fox – ne liquidano i toni come “incoerenti”, “irrilevanti”, persino “vergognosi”: ironizzando sul fatto che fra qualche mese “non sarà più presidente”. E che per la Clinton la strada appare in salita.

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