Così l’Fbi ha identificato il terrorista Abrini con il software biometrico

15 Apr 2016 16:54 - di Paolo Lami

Rotola la testa della ministra belga dei trasporti Jacqueline Galant travolta dalle critiche e costretta a dimettersi per aver ignorato i ripetuti allarmi della Ue sulla sicurezza dell’aeroporto e, come se non bastasse,  per aver gestito male gli scioperi dei controllori di volo di questi ultimi giorni. Le dimissioni della 42enne, che aveva seguito le orme politiche del padre ex-sindaco della città belga di Jurbise, seguono a ruota quelle del Direttore generale dello stesso ministero il quale l’aveva accusata di mala gestione del dossier trasporti, specialmente dopo gli attentati. La poltrona della Galant aveva già subito un brusco scossone allorquando si scoprì che nel novembre 2014, un mese dopo l’insediamento al ministero, aveva dato una consulenza di 500.000 euro allo studio legale Clifford Chance specializzato in diritto dei trasporti senza seguire la corretta procedura dell’appalto pubblico.
Ed emergono, intanto, nuovi particolari sul terrorista Mohamed Abrini e sulla sua identificazione dopo una lunga caccia all’uomo. E’ emerso ora che il volto del terzo uomo del commando di Zaventem è stato riconosciuto grazie all’aiuto dell’Fbi che da qualche settimana partecipa all’inchiesta dopo che il Belgio ha accettato l’aiuto degli americani e che ha fornito agli investigatori belgi un software di riconoscimento facciale. La Procura belga aveva, infatti, difficoltà ad accertarne l’identità attraverso il Dna, perché le tracce trovate a Zaventem e nel taxi non erano certe. Così l’Fbi ha proposto di utilizzare il Next Gen Identification System, che non ha lasciato dubbi sull’identità dell’uomo col cappello, che è risultato, appunto, essere Abrini. Il Sistema NGI è un modello procedurale che utilizza, a supporto, diversi software, dall’AFIT per l’identificazione attraverso le impronte digitali al RISC, Repository for Individuals of Special Concern, che consente l’identificazione, direttamente da dispositivo mobile, di persone sospette, ricercate o dei cosiddetti Sex offenders, nonché, ovviamente, di terroristi,
Dal 1999, da quando cioè è stato creato, il Next Gen Identification System è divenuto di fatto la più grande banca dati biometrica del mondo. Essa contiene, fra l’altro, le impronte digitali di milioni di persone sospette i cui dati biometrici vengono analizzati da un algoritmo di corrispondenza del software AFIT, Advanced Fingerprint Identification Technology, che ha raggiunto, attraverso vari processi di ottimizzazione, risultati del 99,6 per cento. Il RISC, attualmente utilizzato da 21 agenzie della sicurezza Usa, è in grado di identificare un sospetto, pescando nella banca dati centralizzata, in circa 30 secondi.
Affiancano il RISC e l’AFIT altri due software biometrici: l’NPPS, ovvero il Latents and National Palm Print System, che identifica le persone attraverso il palmo della mano e che viene utilizzato da 18.000 forze di polizia del Paese, e l’IR, l’Iris Recognition, cioè il sistema che attraverso la biometria dell’iride dell’occhio, rappresenta un potente strumento di identificazione.
Ma il vero fiore all’occhiello dell’Fbi è, appunto, lo strumento utilizzato per il riconoscimento di Abrini, cioè il software di riconoscimento facciale IPSInterstate Photo System che contiene oltre 23 milioni di foto frontali. Le agenzie autorizzate possono consegnare all’Fbi le foto del sospetto che vengono poi elaborate dai server IPS in maniera completamente automatizzata e senza alcun intervento umano confrontandole con i template custoditi dall’Fbi. Il risultato è un elenco di candidati sul quale poi lavora l’investigatore.

 

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