Ci risiamo: adozioni reciproche di figli per due lesbiche “sposate”. Sì delle toghe

6 Apr 2016 9:49 - di Gabriele Alberti

La Corte d’Appello di Napoli ha ordinato la trascrizione di due sentenze del Tribunale civile di Lille con le quali si riconosceva l’adozione reciproca di due bimbi figli di due donne, residenti in provincia di Avellino, e che si sono sposate in Francia. I documenti dei due bimbi ora potranno essere trascritti presso i registri anagrafici del comune di residenza. A presentare il ricorso è stata Giuseppina La Delfa, fondatrice ed ex presidente di Famiglie Arcobaleno, e la sua compagna, Raphaelle Hodets. La Corte – spiega il legale della coppia, l’avv. Alexander Suster del foro di Trento – si era già pronunciata nel luglio 2015 ordinando la trascrizione del matrimonio di La Delfa e Hodets che – stando alle informazioni di cui dispone l’avv. Suster – è l’unico matrimonio che in Italia è ancora validamente trascritto nei registri dello stato civile, dopo gli annullamenti dei mesi scorsi compiuti dai prefetti. Secondo Suster, che si è costituito in giudizio con l’avv. Giuseppe di Meo di Avellino, la Corte di Appello di Napoli ha difeso l’idea di una “libera portabilità degli status” nell’ ambito dell’Unione Europea. Il che “non dovrebbe nemmeno precludere il riconoscimento per effetto delle sentenze di adozione in questione degli status di figli legittimi acquisiti dai predetti minori delle due madri, coniugate validamente secondo la legislazione dello stato di cittadinanza”. In sostanza – spiega Suster – per la Corte di Appello “non vi è alcuna ragione per ritenere in linea generale contrario all’ordine pubblico un provvedimento straniero che abbia statuito un rapporto di adozione piena tra persone coniugate e i rispettivi figli riconosciuti dei coniugi, anche dello stesso sesso”. “La vita quotidiana risulterà più semplice per tutti noi – spiega La Delfa – e loro saranno decisamente maggiormente tutelati ovunque in Europa. I cittadini europei che si muovono in Europa non possono perdere diritti e doveri passando da uno stato membro all’altro. Non è solo una battaglia politica, aggiunge, ormai i nostri figli avranno la stessa identità sui loro documenti italiani e francesi e saranno riconosciuti anche in Italia come fratelli fra loro e figli di ambedue”. Come prevedibile, per il sen. Sergio Lo Giudice (Pd), componente della Commissione Giustizia e diritti umani, si tratta di una  entenza che deve “servire da monito a tutti quei sindaci che si rifiutano di celebrare le unioni civili”. Lo Giudice auspica che qualcuno porti le amministrazioni inadempienti “davanti alla Corte dei Conti per il danno subito dalle casse pubbliche, costrette a pagare le spese legali per non aver aver voluto riconoscere un diritto”. In realtà, i sindaci che non ne vogliono sapre di approvare nozze gay sno tanti e hanno chiesto che sul punto la legge preveda l’obiezione di coscienza.

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