Caso Breivik, quando i diritti umani distruggono la società umana

21 Apr 2016 12:08 - di Aldo Di Lello

I diritti umani stanno distruggendo la società umana. Il caso Breivik in Norvegia è l’emblema di una Europa che si avvia alla dissoluzione in nome di un principio astratto, quello dei Diritti dell’Uomo appunto, che travolge la concretezza dei diritti degli uomini (concreti),a partire dai loro diritti alla giustizia e alla difesa. Non  è priva di conseguenze la decisione della Corte di Oslo che sembra un copione del teatro dell’assurdo: i diritti umani di Anders  Breivik sarebbero stati violati perché il detenuto si trova per cinque anni in isolamento in una cella grande quanto un appartamento, con la tv e tutti i comfort. In più, secondo i giudici norvegesi, i carcerieri di Breivik sarebbero degli aguzzini perché gli servono il caffè freddo, gli negano la crema idratante, lo fanno giocare con una playstation vecchio tipo. Questo sarebbe, a parere della superilluminista Corte di Oslo, un caso di “tortura” e di “trattamento disumano e degradante” , come previsto dall’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Per chi l’avesse dimenticato, è bene ricordare che Breivik è in carcere perché ha massacrato senza pietà 77 poveri ragazzi innocenti.

L’assurdità produce normalmente risate di sarcasmo. Ma in questo caso c’è solo da essere preoccupati. Perché i giudici di Oslo, dando ragione a Breivik, lanciano un messaggio devastante, non solo alla società norvegese, ma all’intera società europea. Dimostrano che anche il crimine più efferato può avere il castigo più blando, trasmettendo agli onesti un senso di ingiustizia e di insicurezza. L’idea di Stato è cancellata nella sua caratteristica originaria: quella di  imporre castighi proporzionati ai crimini. E ciò  per impedire che nella società si diffonda la pratica della vendetta privata. Le anime belle, i cantori dei diritti umani. tacciono imbarazzati. Lo choc è troppo forte. Solo qualcuno, come lo scrittore norvegese Ingar Johnsrud prova a giustificare l’ingiustificabile: “La sentenza prova che noi, la democrazia, siamo superiori a terroristi come lui, abbiamo valori vincenti anche rispetto ai criminali”.  Lo scrittore ne fa una questione ideologica, un questione  di “valori”, di “primato morale”. Ma nessuno gli ha spiegato che gli Stati esistono, non per proclamare la virtù, ma per difendere i cittadini inermi da terroristi  e criminali vari. In caso contrario, arriverà il giorno in cui i cittadini inermi cominceranno ad armarsi. E per lo Stato sarà la fine.

 

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