La Boschi interrogata per 2 ore. E Renzi attacca i magistrati: «Mai a sentenza»

4 Apr 2016 17:30 - di Redazione

I magistrati di Potenza hanno lasciato la sede della Presidenza del Consiglio di largo Chigi, dove, per circa due ore, hanno ascoltato, in qualità di persona informata sui fatti, il ministro per le riforme Maria Elena Boschi nell’ambito dell’inchiesta sullo scandalo petroli che ha portato alle dimissioni del ministro Federica Guidi . Il  procuratore Luigi Gay non ha voluto commentare le parole del premier Renzi, secondo il quale le inchieste della Procura potentina non vanno a sentenza ministro. All’interrogatorio del ministro Boschi, oltre al procuratore della Repubblica di Potenza, e  ai Pm Basentini e Triassi, partecipano anche il magistrato della Direzione Nazionale Antimafia, Elisabetta Pugliese e il dirigente della squadra mobile di Potenza, Carlo Pagano. Al centro dell’audizione del ministro, l’emendamento approvato in legge di stabilità che sbloccava interventi strutturali legati alle estrazioni petrolifere in Val d’Agri, nel potentino. Riservo di giudici Il Pm ha poi dichiarato che «era necessario sentore il ministro Boschi».

E Renzi mette le mani avanti

Il nervosismo dei renziani e di Renzi per l’arrivo dei magistrati a Palazzo Chigi è palpabile. Il premier, in evidente difficoltà politica, fa lo spaccone, come è suo solito, ma sembra mettere le mani avanti. «La diversità profonda dagli altri è che loro parlavano di legittimo impedimento, io dico interrogatemi, gli altri parlavano di prescrizione io chiedo sentenze e dico di fare i processi, ma veloci. Noi non siamo uguali agli altri: sia stampato in testa a chiunque abbia dubbi. Noi non siamo quelli del legittimo impedimento, ma chiediamo che si facciano le sentenze sul serio, veloci». E poi l’attacco diratto alla magistratura: «Chiedo alla magistratura italiana non solo di indagare il più velocemente possibile ma di arrivare a sentenza. Ci sono indagini della magistratura a Potenza con la cadenza delle Olimpiadi, ogni quattro anni, e non si è mai arrivati a sentenza. Un Paese civile è un Paese che va a sentenza». Poi, dopo la marea di critiche che gli sono piovute sul capo il premierinnsesta la marcia indietro: «Dire che noi abbiamo attaccato la magistratura non fa i conti con la realtà, non è accaduto, non la sfido, io ho chiesto di andare a sentenza, io ho detto che il centrodestra era quello del legittimo impedimento, noi siamo quelli che chiedono di fare velocemente i processi». I ripetuti casi Boschi stanno proprio mettendo in crisi Renzi.

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