Donald Trump come Berlusconi? Le differenze ci sono e si vedono

5 Mar 2016 13:20 - di Redazione

Trump come Berlusconi? Le somiglianze tra lo sfidante di Hillary Clinton alla Casa Bianca e il Cavaliere dell’esordio in politica sono forti, tanto che l’irruzione prepotente di Donald Trump  sulla scena politica americana fa tremare in Italia gli antiberlusconiani doc, che per decenni hanno stigmatizzato l’anomalia tutta italiana, convinti che negli Stati Uniti un personaggio del genere non sarebbe mai arrivato a fare il presidente.

Trump è il Berlusconi americano?

Separati alla nascita? Non proprio. Il dibattito è aperto sullo sfondo di una sottile soddisfazione di aver precorso i tempi, nel bene o nel male. È fin troppo facile accostare i due fenomeni: entrambi personaggi dalla grande popolarità mediatica, miliardari di successo, portatori di una  lingua estranea alla politica,  rottamatori delle vecchie liturgie, paladini della classe media, capaci di presentasi come outsider. Non mancano però, profonde differenze. Il dibattito, inaugurato dalla Cnn, viene ripreso dal Foglio con un approfondimento  di Giuliano Ferrara, che conosce bene la realtà d’Oltreoceano. La conclusione è tranchant: Berlusconi ha salvato la Repubblica dagli assassini dei partiti, Trump è un avversario della Repubblica americana. Trump è Trump: il principale fattore del suo successo populista sta nel dire “le cose come stanno”. Il suo slogan “Make American Great American – sottolinea Ferrara – è un calco preciso del “Grande miracolo italiano” di berlusconiana memoria. Tra le similitudini anche l’interpretazione del ceto medio e medio basso, la capacità di spiazzare l’avversario e di radicalizzare il consenso e la promessa di milioni di posti di lavoro.

Il Foglio a  caccia delle diversità

Pur nell’abbondanza delle affinità, però, il fondatore del Foglio si concentra sulle distanze, che pure sono importanti. E che pendono a favore dell’uomo di Arcore. Innovatore, evocatore dei sogni Berlusconi, restauratore e minaccioso Trump. Berlusconi faceva l’occhiolino alle paure diffuse, ma «era un tremendo ottimista», guardava a un’Italia nuova senza torcicolli. «Il miracolo nuovo italiano puntava su meno Stato e sulla libertà fino allora sconosciuta al lessico politico nazionale»,  scrive Ferrara, mentre l’America di Trump« è restauratrice, chiusa, odiosa, filistea». Lo sfidante della baldanzosa Clinton è un leader che divide, e che, al contrario del Cavaliere, promette un meccanismo di blocco delle alternanze mentre l’ex premier l’incarnazione dell’alternanza di forze politiche alla guida del governo e dello Stato. Donald ha un ghigno sospetto sconosciuto a Berlusconi, aggiunge Ferrara concludendo  che Se Berlusconi, uomo di sintesi e di incanalamento delle forze «ha in qualche modo salvato la Repubblica», Trump è un avversario  della Repubblica americana per quello che è stata e che significa ancora nel mondo. All’ideologismo liberal di Yale e di Harvard Trump non va oltre la riposta politicamente scorretta di un «incredibile numero da circo».

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