Sinistra in confusione: attaccare Meloni non si può, tutti contro Salvini “maschilista”

16 Mar 2016 16:41 - di Adele Sirocchi

Dinanzi alla discesa in campo di Giorgia Meloni l’avversario Roberto Giachetti assume toni cortesi e scherzosi, improntati a quel reciproco rispetto che sempre dovrebbe caratterizzare una civile competizione politica: “La candidatura di Giorgia Meloni? Le dico in bocca al lupo. Siamo amici ma politicamente siamo agli antipodi, è la prima volta che ci troviamo faccia a faccia in una sfida politica”. E aggiunge, in diretta a Rai Radio2 Un Giorno da Pecora: “Con Giorgia ci siamo scritti nei giorni scorsi, oggi ancora non è successo. Le avevo espresso solidarietà per le frasi di Bertolaso, perché una mamma può fare tutto e anche il sindaco. Anzi, lei farà campagna elettorale ‘in due’, quindi sarà più forte”. “Per i nostri rapporti di amicizia – ha detto infine Giachetti – se le mandassi un mazzo di fiori me li tirerebbe appresso”.

E nel Pd è però già pronta una controstrategia comunicativa: dinanzi all’innegabile atto di coraggio di Giorgia Meloni sono le donne a tirare fuori le unghie. Ma prendersela con la leader di FdI sarebbe controproducente, meglio ripiegare sull’antifemminismo di Matteo Salvini. Ecco dunque la senatrice pd Camilla Fabbri farsi avanti: “Il Salvini battagliero che difende il diritto di Giorgia Meloni a scendere in campo e si contrappone alla concezione delle donne mostrata da Bertolaso fa un po’ sorridere, soprattutto se si pensa a chicche dette da lui in passato non proprio a favore dell’emancipazione femminile. Qualche esempio? Le battute su Madia, Boldrini e Moretti, solo per dirne alcune, ora tutte dimenticate per convenienza. Ma fortunatamente scripta manent“. E c’è una cattiveria tutta femminile, però, nelle affermazioni di Camilla Fabbri: perché supporre che Giorgia Meloni abbia avuto un grande suggeritore? Perché non credere possibile, da parte di una donna di destra, una scelta autonoma, una scelta di indipendenza?

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