Renzi prende un altro schiaffo. Il Consiglio di Stato: niente tasse sui disabili

1 Mar 2016 12:12 - di Redazione

Bocciata la decisione di Renzi di tassare gli assegni per il sostegno ai disabili. Il Consiglio di Stato ha confermato la bocciatura del Tar dando ragione alle famiglie e costringendo il ministro Poletti a «prendere atto» dello scivolone del governo (che equipara le indennità per i disabili a una fonte di un reddito).

Rampelli: hanno vinto le famiglie con disabili

«La sentenza del Consiglio di Stato ripristina la legalità contro gli abusi del governo Renzi – dichiara soddisfatto Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia – una sberla in faccia a chi pretendeva di fare cassa risparmiando sulle famiglie con disabili e malati gravi. Una vittoria per l’equità sociale e per le fasce più deboli. Rivendichiamo il primato di questa battaglia di civiltà che abbiamo svolto alla Camera dei deputati». Ora Renzi chieda scusa alle famiglie e rispetti alla lettera questa sentenza, ha dichiarato Giorgia Meloni. Fratelli d’Italia con un emendamento a doppia firma Meloni-Rampelli alla legge di stabilità (bocciato in Aula “grazie” al no del Pd) si è battuto fin da subito per eliminare dal computo dei redditi (per la determinazione dell’indicatore della situazione economica equivalente, Isee) le pensioni di invalidità e le indennità di accompagnamento. In Parlamento la sinistra, invece, ha fatto quadrato intorno a Renzi impedendo in Parlamento la correzione a una legge di stabilità a tutela delle famiglie con disabili. «Una legge – è la critica di FdI – che distribuisce mancette a tutti, ma non ha pietà per i più deboli».

La sentenza del Consiglio di Stato

La sentenza del Consiglio di Stato mette la parola fine allo scandalo: l’indennità di accompagnamento non può essere conteggiata come reddito. Al Consiglio di Stato si era appellato il governo, facendo ricorso contro la sentenza del Tar sulla materia. «Il Collegio – si legge nella sentenza –  deve confermare l’affermazione degli appellanti incidentali quando dicono che ricomprendere tra i redditi i trattamenti indennitari percepiti dai disabili significa allora considerare la disabilità alla stregua di una fonte di reddito, – come se fosse un lavoro o un patrimonio, e i trattamenti erogati dalle pubbliche amministrazioni non un sostegno al disabile, ma una “remunerazione” del suo stato di invalidità oltremodo irragionevole, oltre che in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione».

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