Muore il decano della Goliardia, l’ultimo beffardo saluto al funerale

28 Mar 2016 13:31 - di Paolo Lami

“Polvere ero, polvere ritornerò. Abbiate la pazienza di ascoltarmi con la voce di un’altra persona, ormai non ho più il sonoro”. Con queste beffarde parole, tratte da un documento reso noto postumo e letto dal pulpito della chiesa di Santa Maria dei Servi a Genova si è concluso il funerale di Raffaello “Lello” De Caro, fondatore del Dogatum Genuense e decano della Goliardia italiana, morto due giorni fa.
Nella lettera, l’ex-Doge del Dogatum Genuense (lo è stato due volte, col nome di Simon Boccanegra II e di Nicola Guarco) lascia un pensiero per i giovani: “Dalle università – aveva scritto – confido escano non vittime ma dirigenti onesti e capaci. Urgono”. E conclude: “Dove sono non esistono decani, meglio così. A più tardi possibile rivederci”.
Il funerale, al quale hanno preso parte i rappresentanti delle istituzioni goliardiche genovesi e italiane con la feluca e le insegne dell’Ordo equitum Sancti Georgii, si è concluso sulle note di “Gaudeamus igitur“, l’inno internazionale della goliardia.
Il Doge del Dogatum Genuense  viene eletto dal Consiglio degli Anziani a scrutinio segreto in una seduta che, tradizionalmente avviene il 12 ottobre di ogni anno. Contestualmente alla fondazione del Dogatum Genuense fu istituito anche l’Ordo Equitum Sancti Georgii, Ordine di cui possono essere insigniti i migliori Goliardi che, ad oggi, sono oltre 300: tra loro spiccano i nomi del re del Belgio Alberto di Liegi e di Giovanni Gronchi, all’epoca Presidente della Repubblica Italiana.

 

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