Monnezzopoli anche nella “rossa” Genova: retata per tangenti sui rifiuti

8 Mar 2016 11:00 - di Monica Pucci

Monnezzopoli, un tempo definizione utilizzata per definire gli scandali dei rifiuti a Napoli e in Campania, sbarca anche nel golfo del Tigullio, a Genova, precisamente, la città amministrata ormai da anni da una giunta di centrosinistra guidata da Marco Doria. I carabinieri del nucleo ambientale hanno eseguito sette ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari emesse dal gip di Genova e una serie di perquisizioni e sequestri di beni a carico di dirigenti e dipendenti dell’Amiu di Genova e di Switch 1988 spa, principale subappaltante della municipalizzata genovese per la raccolta differenziata dei rifiuti nel capoluogo ligure. Arrestati con l’accusa, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la Pubblica amministrazione e al traffico illecito di rifiuti, Maurizio Dufour, socio e presidente del cda di Switch 1988 spa, Roberto Curati e Stefano Ionadi, rispettivamente socio e dipendente della stessa società, Massimo Bizzi, dirigente di Amiu Genova e i dipendenti Roberta Malatesta, Tonito Magnasco e Claudio Angelosanto. Sono tutti stati posti ai domiciliari. Trenta le persone indagate, sequestrati beni per 1 mln di euro. L’operazione, secondo quanto spiegato dagli stessi carabinieri, rappresenta la prosecuzione dell’attività che il 13 novembre 2014 aveva portato all’arresto dei fratelli Mamone e della famiglia Raschellà e dell’allora dirigente dell’ufficio acquisti dell’Amiu Corrado Grondona, che in questa tranche dell’indagine è stato denunciato per associazione per delinquere, corruzione e reati ambientali e contro la pubblica amministrazione.

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