L’Istat: sono ancora più di un milione le famiglie prive di reddito da lavoro

30 Mar 2016 17:44 - di Marzio Dalla Casta

È attestato ancora oltre il milione il numero delle famiglie senza redditi da lavoro, sebbene sotto il profilo percentuale l’Istat – il nostro Istituto di statistica – ne abbia valutato il decremento intorno al 7,5 per cento rispetto al 2014. Sono dati che le tabelle Istat hanno aggiornato al 2015, incrociando stato occupazionale e familiare. Nel dettaglio sono 1 milione 92 mila i nuclei (nel 2014 erano 1 milione 181mila, pari appunto al 7,5 per cento), incluse quelle di un solo individuo, dove tutti i componenti attivi, che partecipano al mercato del lavoro, sono disoccupati. Quindi, se reddito c’è, arriva da altre fonti e non dall’impiego.

Istat: 200mila famiglie portate avanti dalle donne

Nella “fotografia” dell’Istituto di statistica si trovano altri elementi interessanti, stavolta anche sotto l’aspetto sociale e del costume, oltre che economico. Ammontano infatti a 200 mila le coppie, tra i 25 e i 64 anni, con figli, dove a lavorare è la madre, mentre l’uomo è disoccupato. Anche in questo caso si tratta di dati aggiornati al 2015 ottenuti incrociando la situazione lavorativa a quella familiare. Le coppie dove a “portare il pane” è la mamma sono in crescita (+4,2 per cento) rispetto all’anno precedente  quando erano 192 mila. Comunque sia, la situazione rilvata dall’Istat è la conferma che la nostra economia versa ancora in una situazione di difficoltà che non sembra adeguatamente aggredita dalle soluzioni del governo nonostante i proclami di Renzi e la propaganda incessante di tutte le forze della maggioranza e del governo.

Brunetta: in autunno il governo cadrà sui conti in crisi

Di crescita fragile parla infatti in una nota Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio. L’esponente “azzurro” richiama «le ultime previsioni» pubblicate da Ocse, Fmi, Commissione europea, Banca d’Italia, Corte dei Conti, Istat e Standard & Poor’s sull’andamento del pil e dell’inflazione in Italia, per dire che nel 2016 la nostra economia avrà una «crescita nominale» (cioè crescita reale più inflazione) all’1,3 per cento. «Esattamente la metà – spiega Brunetta – del 2,6 per cento previsto dal governo». Ma è soprattutto la prospettiva a breve termine a preoccupare il capogruppo berlusconiano: «Da qui a ottobre», è la sua previsione, il governo dovrà «necessariamente»  correggere i conti: 21,8 miliardi per riportare il deficit dal 2,4 per cento del 2016 all’1,1 per cento del 2017 pattuito con l’Europa; 17 miliardi per evitare le clausole di salvaguardia già previste per il 2017; e altri 5-8 miliardi per colmare i buchi delle mancate privatizzazioni e della mancata spending review. Totale: 40-50 miliardi. «Caro Renzi – è la conclusione di Brunetta -, è noto: i governi cadono in autunno».

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