Libia, Tripoli avverte Renzi: “Non accetteremo mai interventi stranieri”

6 Mar 2016 10:53 - di Redazione

Si fa sempre più problematica e pericolosa l’ipotesi di un intervento militare in Libia. Il ministro degli Esteri del governo di Tripoli, Aly Abuzaakouk, ha detto che il suo governo non accetterà mai alcun intervento militare in Libia ammantato sotto qualsiasi “scusa”. Lo riferisce l’agenzia Mena sintetizzando una “dichiarazione televisiva” fatta sabato  dal ministro.

Su eventuali operazioni internazionali contro “coloro che si riconoscono nell’Isis“, Abuzaakouk ha detto che “siamo in grado di combattere questi gruppi e respingere qualsiasi intervento militare nel paese”, riferisce  sempre l’agenzia egiziana. La Mena aggiunge che il ministro ha smentito di aver detto ai media italiani di aver bisogno di un ruolo dell’Italia nella guida delle operazioni internazionali.

A temere l’ipotesi di un intervento italiano in Libia sono anche e soprattutto gli italiani che lavorano in Libia. “Resto, ma l’Italia non mandi i militari sul campo perché con il nostro passato coloniale in Libia verremmo percepiti come degli invasori”. Lo dice all’Ansa Filippo.  un imprenditore che vive a Tripoli. Gestisce alcune attività e chiede di usare un nome fittizio per precauzione. L’uccisione di Salvatore Failla e Fausto Piano “è una tragedia” che ha scatenato la preoccupazione tra gli italiani in Libia, “non siamo tantissimi, siamo tutti in contatto”. Del resto, sin dal rapimento dei quattro tecnici della Bonatti, nel luglio dello scorso anno, la vicenda è stata una di quelle che ha segnato la comunità italiana nel Paese: “Ci siamo sentiti spesso con quelli della Bonatti, che conosco molto bene”. Ma i mesi sono passati senza notizie di rilievo. In questa calma apparente, la notizia della morte dei due italiani ha creato un grande clima di tensione, “che è stato mitigato solo dalla notizia della liberazione di Pollicardo e Calcagno”. “Purtroppo, non sappiamo ancora cosa è veramente successo”, ammonisce. Le aziende italiane in Libia sono una trentina, impegnate nei settori dell’energia, dell’edilizia, dei trasporti e dell’impiantistica. Nonostante l’instabilità politica, l’indotto con l’Italia nel 2015, considerato l’anno più “difficile”, si è attestato a oltre 600 milioni di euro, stimano i dati della Camera di commercio italo-libica.

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