Italiana dispersa dopo l’attentato alla metro: ancora nessuna notizia

23 Mar 2016 16:01 - di Ginevra Sorrentino

Sono ore di apprensione per l’italiana Patricia Rizzo, impiegata presso un’agenzia della Commissione Ue, che è tra le persone che risultano scomparse da dopo l’attentato alla metropolitana a Maalbeek. Familiari ed amici la stanno cercando in tutti gli ospedali della città, nella speranza di trovarla ancora in vita. In un post su Facebook ne dà notizia il cugino Massimo Lenora, che chiede aiuto per le ricerche. La Farnesina, nelle ultime ore, ha parlato di una probabile vittima italiana, senza indicare nomi.

L’italiana dispersa: i genitori la cercano all’ospedale militare

«Siamo qui da mercoledì mattina e non sappiamo ancora niente. I genitori di Patricia sono stati fatti salire al primo piano dalla polizia per riempire un formulario. Cercano segni particolari» per poterla identificare. A parlare dall’ospedale militare Konigin Astrid (dove si trova un centro grandi ustionati) è sempre il cugino Massimo Leonora, che lavora all’Eacea, l’agenzia della Commissione Ue che si occupa di audiovisivi e – ha chiarito lui stesso – «fino ad un paio di mesi fa anche Patricia lavorava lì, prima di trasferirsi all’Ercea». L’uomo cerca la nostra connazionale dispersa dal minuto dopo l’esplosione alla metropolitana di Maelbeek: da quando la congiunta non ha più dato notizie di sé.

«I nostri nonni emigrati in Belgio per lavorare nelle miniere»

«La cerchiamo da martedì e speriamo davvero di trovarla viva», ha spiegato ancora Leonora che poi, entrando nel merito della parentela con la cugina dispersa ha anche chiarito: «I nonni di Patricia, come i miei, sono venuti in Belgio per lavorare nelle miniere e siamo rimasti tutti qui; siamo originari della provincia di Enna, i miei di Calascibetta. Ma abbiamo tutti la nazionalità italiana, perché l’Italia resta il nostro Paese», sebbene – ha concluso Leonora –  «i genitori di Patricia abitino fuori Bruxelles». Io lavoro all’Eacea, l’agenzia della Commissione Ue che si occupa di audiovisivi e fino ad un paio di mesi fa anche Patricia lavorava lì, prima di trasferirsi all’Ercea”. Leonora è in attesa nel sottosuolo dell’ospedale militare Konigin Astrid (Nider) dov’è stata allestita una stanza per le famiglie delle persone che risultano ancora disperse.

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