«Italia nemica dell’Islam»: il tunisino espulso aveva il permesso di soggiorno

19 Mar 2016 9:09 - di Fulvio Carro

Un’altra vicenda allarmante, un tunisino espulso, il disprezzo per l’Italia. L’hanno bloccato mentre distribuiva davanti a un luogo di culto islamico di Latina, a una cinquantina di chilometri da Roma, la pubblicazione di un movimento radicale che inneggiava alla jihad contro gli infedeli: Mohamed Hackemi Triki, di 50 anni da 11 in Italia e con regolare permesso di soggiorno dal 2011, è il 74/o straniero espulso dall’inizio del 2015 per motivi di sicurezza pubblica.

Il tunisino espulso incitava alla violenza i giovani musulmani

Il tunisino espulso, secondo le indagini degli uomini della Digos, aveva ampiamente preso di mira l’Occidente e il nostro paese. Perquisendo la sua abitazione, i poliziotti hanno trovato diversi testi scritti in cui il tunisino incitava i giovani musulmani a compiere azioni violente, a scegliere il jihad contro i cristiani e gli ebrei nemici dell’Islam. Ma non solo. Dai pedinamenti e dal monitoraggio costante delle sue comunicazioni, anche via internet, è emerso che Triki aveva diverse relazioni e contatti con soggetti che condividevano le sue posizioni radicali e sui quali sono ancora in corso gli accertamenti. La conferma che la radicalizzazione fosse ormai completa, gli investigatori l’hanno avuta dal profilo Facebook, dove l’uomo postava affermazioni esplicite contro l’Italia, diversi documenti riguardanti la guerra in Siria, filmati di combattenti in azione, immagini di persone uccise o ferite, bandiere e proclami dell’Isis. Gli stessi che, sospettano gli inquirenti milanesi e i carabinieri del Ros, da oltre un anno sono il pane quotidiano per Alice “Aisha” Brignoli e Mohamed Koraichi – lei italiana convertita, lui marocchino – che dalla provincia di Lecco avrebbero raggiunto la Siria e si sarebbero uniti all’Isis. Nei confronti dei due la procura ha aperto un fascicolo ipotizzando l’articolo 270 bis, vale a dire il terrorismo internazionale, e i loro nomi sono finiti nell’elenco dei foreign fighters italiani, quasi un centinaio di persone tra cittadini italiani, naturalizzati e stranieri che hanno avuto a che fare con l’Italia e che vengono costantemente monitorati.

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