La doppia morale della sinistra: adesso il monopolio in editoria è chic

4 Mar 2016 7:24 - di Redazione

Gli intellettuali devono essere all’estero, in luoghi irraggiungibili alle moderne tecnologie. Infatti, dopo la nascita del mega-gruppo editoriale (la Repubblica, l’Espresso, La Stampa, il Secolo XIX, diciotto quotidiani locali, tre radio), tutti si aspettavano un appello contro le concentrazioni nel mondo dell’informazione, si legge su “Il Giornale”.

Gruppone con la Repubblica, l’Espresso, La Stampa, il Secolo XIX

Stiamo parlando di oltre il 20 per cento del mercato, in mano a un editore, Carlo De Benedetti, che non può essere definito puro, visto che ha in tasca la tessera numero uno del Partito democratico. C’erano gli estremi per una vibrante lettera da spedirsi a la Repubblica (beh, forse è meglio un’altra testata) in cui ergersi a paladini della libertà. Niente. Silenzio assoluto, per ora.

Grida contro Mondadori che voleva comprare Rcs Libri

Scrittori e artisti non hanno inviato una richiesta di chiarimenti all’Antitrust, rilasciato una dichiarazione alle agenzie, lanciato un tweet virale. Che non abbiano avuto notizia della notizia che tiene banco ovunque, ovvero l’accordo tra l’Ingegnere e John Elkann, col secondo in posizione subordinata ma con un piede anche nel Corriere della Sera, almeno fino a quando non cederà le quote? Difficile crederlo.

Accordo tra Elkann e De Benedetti salutato con favore unanime

Vuoi vedere che gli intellettuali misurano la libertà con metro diverso, caso per caso, persona per persona?  L’autonomia delle varie testate, la forza contrattuale del nuovo gruppo, le possibili conseguenze sugli organici: devono essere questioni irrilevanti, infatti gli artisti, contravvenendo alla solerzia mostrata in precedenza, non se le sono poste. Insomma: cari scrittori, c’è ancora tempo per mettere insieme un appello. Però muovetevi, altrimenti dovremo pensare che parlate di valori ma agite in base a pregiudizio o convenienza.

Durissima nota del Cdr del Corriere della Sera contro FCA

Non sono sempre i migliori quelli che se ne vanno. Il Comitato di redazione del Corriere della Sera esprime forte sconcerto e indignazione per la nota con la quale Fca ha annunciato il disimpegno da RcsMediagroup. E’ paradossale il riferimento “al senso di responsabilità” sbandierato da Fca che si vanta di aver “salvato in tre diverse occasioni” il gruppo Rcs assicurando “risorse finanziarie necessarie”. La verità è un’altra. E’ sotto gli occhi di tutti come in questi anni, in cui il gruppo torinese è stato al primo posto tra i nostri azionisti con un ruolo decisivo nella scelta del management, la società editrice del Corriere della Sera sia stata progressivamente e pesantemente impoverita con scelte industriali disastrose”.

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