Delitto di Roma: Luca massacrato per avere rifiutato un rapporto gay a tre?

7 Mar 2016 16:25 - di Guido Liberati

I carabinieri non tralasciano l’ipotesi secondo cui il raptus omicida che avrebbe spinto Manuel Foffo e Marco Prato a massacrare sabato notte a Roma, Luca Varani, (nella foto) sarebbe stato un “no” a un’orgia gay. I due assassini avevano chiamato il 23enne con la scusa di un party, che durava già da due giorni, a base di coca e alcol. A corroborare la tesi secondo i militari romani ci sarebbero anche gli ultimi post su Facebook della vittima. In un uno di questi c’è la foto di Adamo ed Eva con scritto: «Dio non creò Adamo e Claudio». La vittima era fidanzata da più di otto anni con la stessa ragazza. Altrettanto delirante la motivazione fornita a caldo da uno dei fermati. «Volevamo uccidere qualcuno solo per vedere che effetto fa». È quanto Manuel Foffo, ha raccontato al pm Francesco Scavo. «Eravamo usciti in macchina la sera prima – ha detto – sperando di incontrare qualcuno. Poi abbiamo pensato a Varani che il mio amico (Marco Prato ndr) conosceva». Il trentenne ha spiegato, inoltre, di avere seviziato e torturato la vittima che è stata finita con coltellate e martellate. Una versione dei fatti che, per certi versi, ricorda un film di Alfred Hitchcock, Nodo alla gola, ispirato a sua volta a un fatto di cronaca, straordinariamente simile al delitto di Luca Varani. 

Uno dei fermati, pr di feste gay, ha tentato il suicidio

Il corpo di Luca Varani è stato trovato sabato sera dai carabinieri, molte ore dopo la morte. Era nudo in camera da letto con numerose ferite sul corpo. L’allarme è scattato quando il proprietario di casa, Manuel Foffo, un 29enne iscritto alla facoltà di Giurisprudenza e figlio di ristoratori, preso dal rimorso ha raccontato tutto al padre che ha contattato il 112. È stato proprio il giovane a condurre gli investigatori sul luogo del delitto. I militari della compagnia piazza Dante e del Nucleo Investigativo di via In Selci, lo hanno ascoltato per tutta la notte e hanno rintracciato il complice 30enne, Marco Prato, anche lui un universitario, che si era rifugiato in un albergo nella zona di piazza Bologna dove ha tentato il suicidio ingerendo barbiturici. Il ragazzo, salvato grazie a una lavanda gastrica, è ora piantonato in ospedale. Marco Prato, studente universitario fuori corso e pr di eventi gay, è stato dimesso dall’ospedale Pertini, dove era stato trasportato dopo aver ingerito un mix di alcol e barbiturici. Il 30enne si trova ora nel carcere di Regina Coeli.

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