Cold case a Venezia: donna arrestata per un omicidio, ne confessa un altro

2 Mar 2016 16:21 - di Viola Longo
cold case

Ha aperto un vero e proprio “cold case” l’arresto di Susanna Lazzarini, la donna che ha ammesso di aver ucciso a fine dicembre, a Mestre, l’81enne Francesca Vianello. La Lazzarini ha confessato che quello non era il suo primo omicidio: nel 2012 – ha raccontato agli inquirenti – aveva ucciso un’altra anziana, l’87enne Lidia Pamio Taffi, anche lei di Venezia. Per quest’omicidio, però, era stata arrestata una vicina di casa, condannata in primo grado a 24 anni di carcere.

L’anziana assassinata per un prestito di 100 euro

Susanna Lazzari, una vedova 52enne, disoccupata e madre di due ragazzi disoccupati a loro volta, aveva ucciso Francesca Vianello, amica di sua madre, dopo averle chiesto un prestito di 300 euro per fare i regali di Natale. L’anziana le aveva offerto, però, “solo” 100 euro, scatenando infine le ire della sua assassina, che l’ha uccisa strangolandola con un cordino. Dopo l’arresto Milly, come tutti chiamavano la Lazzari, era stata descritta come una donna fragile, caduta preda di un raptus legato alla disperazione e al disagio economico.

Il cold case: nel 2012 un’altra anziana uccisa

Ora, però, il colpo di scena: l’omicidio di Francesca Vianello, secondo confessato da lei stessa, non sarebbe il primo. Prima, nel 2012, ci sarebbe stato quello di Lidia Pamio Taffi, che per altro presenta alcune similitudini inquietanti con il delitto più recente. Anche la Pamio Taffi era una donna anziana, anche lei è stata uccisa nella sua casa e a ridosso di Natale, il 20 dicembre. Diverso, invece, il modus operandi, che allora fu particolarmente violento: Lidia Pamio Taffi fu uccisa con 40 coltellate, inferte con 4 diversi coltelli da cucina. Non solo, dall’autopsia risultò anche che l’anziana era stata violentemente colpita alla testa con uno schiaccianoci, che le aveva sfondato la cavità orbitale. Per quell’omicidio era stata arrestata e condannata in primo grado una vicina di casa, Monica Busetto, nel cui appartamento fu trovata una collanina dell’anziana uccisa, su cui erano state rintracciate anche tracce di dna compatibili.

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