Bruxelles, il governo ha paura: niente marcia popolare contro le belve

26 Mar 2016 17:04 - di Mariano Folgori

Non è un bel segnale politico e civile quello che arriva dal governo belga e della massima autorità della città di Bruxelles.  Il ministro belga dell’Interno, Jan Jambon, ed il sindaco di Bruxelles, Yvan Mayeur, hanno infatti chiesto alla popolazione di rinviare la “Marcia contro la paura” indetta per  il giorno di pasqua da un’iniziativa lanciata su Fb. “Date le capacità della polizia sul terreno e visto che la priorità è l’inchiesta, vogliamo chiedere di non manifestare domani” hanno detto in una conferenza stampa. “Condividiamo l’emozione della popolazione, ma desideriamo che le manifestazioni siamo rinviate di qualche settimana” hanno aggiunto.  C’è di che rimanere allibiti. Dal popolo di Bruxelles nasce un moto di protesta spontaneo, la voglia di gridare  con coraggio la voglia di non piegarsi al ricatto dei terroristi, di fornire subito un segnale potente di fermezza (come fu a Parigi per la marcia avvenuta dopo la mattanza del 13 novembre), e le autorità che fanno? Invitano i cittadini a restaresene in casa. Delle due l’una: o il governo del Belgio è costituito da pusillanimi, oppure i servizi di sicurezza sono talmente fatiscenti da rendere impossibile una manifestazione popolare per difendere la libertà del popolo e la civiltà della convivenza. Nell’uno o nell’altro caso, Bruxelles si dimostra davvero la degna “capitale” di una Europa impaurita e imbelle, una Europa incapace di fronteggiare l’attacco cui è sottoposta da anni da parte della criminalità islamista.

La manifestazione era stata lanciata su Facebook da cinque cittadini (Emmanuel Foulon, Dorian Peremans, Sophie Barthélemi, Thibault Vanderhauwart e Souad Yahia) con appuntamento in Place de la Bourse, dove è sorto il memoriale spontaneo per le vittime degli attentati di Bruxelles. La polizia aveva subito segnalato che sarebbero stati fatti controlli e che non sarebbe stato permesso portare borse, zaini o pacchi di alcun tipo. Tutto inutile. Il governo ha detto no. I cittadini si dovranno accontentare soldo dei “gessetti”

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