Spese private coi fondi della Lega: il pm chiede un anno per Bossi junior

10 Feb 2016 14:00 - di Redazione

Un anno di carcere e 850 euro di multa, pena sospesa, sono stati chiesti oggi dal pm di Milano Paolo Filippini per Riccardo Bossi, il primogenito del fondatore della Lega e unico imputato al processo in abbreviato in cui risponde di appropriazione indebita aggravata per le presunte spese personali, circa 158 mila euro, con i fondi del partito. Da quanto si è saputo, il pm nella sua requisitoria, davanti all’ottava sezione penale del Tribunale, ha citato come riscontri alla sua ipotesi intercettazioni e documenti, tra cui la cartelletta con la scritta “The Family” sequestrata nell’ ufficio romano dell’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito, imputato con rito ordinario con padre e fratello, Umberto e Renzo “Il Trota” Bossi. Cartelletta che avrebbe rappresentato «spese particolarmente scomode». Il pm, oltre alla condanna, ha chiesto al giudice monocratico di concedere a Bossi junior le attenuanti generiche in quanto «il malcostume era così radicato nella gestione del denaro da parte degli amministratori da abbassare la piena consapevolezza del disvalore» dei fatti.

Dopo Riccardo a processo anche Umberto e Renzo Bossi

Nel corso del processo ha testimoniato anche l’ex segretaria ed ex contabile di via Bellerio, Nadia Dagrada. Nel corso della sua deposizione la donna, basandosi spesso su sue «convinzioni», alcuni passaggi di quello scandalo che ormai tre anni fa ha travolto il Senatur e i suoi familiari. Umberto Bossi sarebbe stato «assolutamente all’oscuro» delle «spese e dei costi della sua famiglia», pagati con i fondi della Lega e anzi, l’allora tesoriere del partito Francesco Belsito avrebbe ricevuto «pressioni sempre più forti da parte della moglie del segretario e della senatrice Rosi Mauro» affinché esaudisse le loro «richieste» di «pagamenti». Al Senatùr vengono contestati, in totale, oltre 208mila euro di spese, tra il 2009 e il 2011. A Renzo, invece, vengono imputati più di 145mila euro, ma entrambi hanno preferito evitare il rito abbreviato.

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