Per i giuristi della Consulta la legge Cirinnà è da bocciare: stride con la Costituzione

2 Feb 2016 11:53 - di Karim Bruno

Sono molti i dubbi di costituzionalità sulla cosiddetta legge Cirinnà, la legge sulle unioni civili in discussione al Senato. E non sono pochi i costituzionalisti che, senza entrare nella disputa politica, cercano di spiegare i motivi che rendono l’articolato in stridente contrasto con la Carta fondamentale. Per l’ex presidente della Consulta, Giovanni Maria Flick, giurista di sinistra, già ministro della Giustizia nel governo di Romano Prodi, nel caso della stepchild adoption deve essere prevalente il diritto del minore ad avere dei genitori, piuttosto che il diritto di due adulti ad essere genitori. Intervistato da La Stampa, l’ex Guardasigilli, sottolinea: “Il problema da porsi è se la tutela di questo diritto primario può superare la regola generale che affida la gestione della generitorialità esclusivamente ad una coppia eterosessuale”. A parere di Flick nei casi delicati, in cui l’interesse del minore è di avere due genitori anche dello stesso sesso, sono più che sufficienti le vigenti norme sulle adozioni. Di tutt’altro livello è la questione che attiene alla equiparazione delle unioni con il matrimonio. Insomma diritti del minore e equiparazione delle unioni al matrimonio sono cose totalmente diverse. “Voglio essere chiaro – aggiunge – La Costituzione e la Corte costituzionale con la sua sentenza del 2010 stabiliscono che questa uguaglianza non c’è. E se qualcuno vuole usare la stepichild come scorciatoia per affermare l’uguaglianza, ebbene vedo seri problemi di costituzionalità”. Come Giovanni Maria Flick la pensano anche altri due ex presidenti della Consulta, Ugo De Siervo e Cesare Mirabelli. “Diciamocelo chiaramente – osserva il primo – con la stepichild adoption si concede il. diritto a un padre naturale di estendere la genitorialità a chi desidera lui. Non vedo proprio la tutela di un diritto del bambino. Ci potrà poi essere qualche caso limite. Ma non si legifera mai per i casi limite, quanto per i casi ordinari… Credo che si stia facendo una forzatura notevole”. “Penso che il legislatore dovrebbe fare un’operazione più fantasiosa – dice dal canto suo Cesare Mirabelli -Non può limitarsi alla fotocopia del matrimonio, altrimenti rischia l’incostituzionalità. La Corte Costituzionale ha sancito che il matrimonio è quello stabilito dalla Costituzione tra un uomo e una donna. Una unione civile tra due gay, qualora sia una realtà affettiva e solidaristica che merita una disciplina specifica, dovrebbe avere norme specifiche, per  l’appunto”. Quanto all’adozione del figlio del partner, Mirabelli taglia corto: “C’è sempre la legge sulle adozioni. Non questa legge che, così com’è prefigurata, consente a una persona di procurarsi un figlio all’estero e poi estendere la genitorialità al partner, diventando un’autostrada per l’illegalità.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *