Omicidio Regeni, gli egiziani al “New York Times”: fu preso dalla polizia

13 Feb 2016 14:17 - di Redazione

Dopo giorni di bugie e tentativi di depistaggi sulla misteriosa morte, in Egitto, del giovane italiano Giulio Regeni arrivano le prime testimonianze. «Tre funzionari della sicurezza egiziana coinvolti nelle indagini affermano che Regeni è stato preso» da alcuni agenti il 25 gennaio.  Lo scrive in un articolo il New York Times. Il ragazzo «ha reagito bruscamente, si è comportato come un duro», sostengono le fonti. Tutti e tre, intervistati separatamente, scrive il Nyt,  dicono che Regeni aveva sollevato sospetti a causa di contatti trovati sul suo telefono di persone vicine ai Fratelli Musulmani e al movimento 6 Aprile, considerati nemici dello Stato. Chi ha fermato Regeni «ha pensato fosse una spia», aggiungono le fonti.

Il New York Times: Regeni fu preso dalla polizia

«Diversi testimoni – prosegue il New York Times – dicono che intorno alle 7 di sera due agenti in borghese davano la caccia ad alcuni giovani nelle strade». Un ulteriore testimone, che ha chiesto l’anonimato, racconta che i due agenti «hanno fermato l’italiano». «Uno gli ha perquisito lo zaino, mentre l’altro gli ha controllato il passaporto. Quindi lo hanno portato via». Secondo questa ulteriore testimonianza, «uno dei due agenti era già stato visto nel quartiere in diverse precedenti occasioni, e aveva fatto domande ad alcune persone su Regeni». Tornando alla testimonianza dei tre funzionari della sicurezza invece, il New York Times ricorda che Regeni stava conducendo ricerche sui sindacati indipendenti in Egitto. Ma, dice uno dei tre funzionari al Nyt, gli agenti «pensavano fosse una spia: dopo tutto – si chiede – chi viene in Egitto a studiare i sindacati?».

Il ministro degli Esteri egiziano nega il coinvolgimento delle forze di sicurezza

Ma il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha sostenuto che nei colloqui del Cairo con il governo italiano “non viene sollevata una simile illazione o accusa” circa un coinvolgimento di forze di sicurezza egiziane nella tortura a morte del giovane ricercatore friulano. Come riferisce il New York Times, Shoukry lo ha detto alla Radio nazionale pubblica. E ancora: l’Egitto ha un numero “molto alto” di “emigrati in Italia” che, da vittime, «affrontano quotidianamente un’attività criminale», ha sostenuto Shoukry. «Se facessi illazioni che quell’attività criminale è in qualche modo connessa al governo italiano – ha detto il ministro –  sarebbe molto difficile condurre relazioni internazionali».

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