Giachetti su Mafia Capitale non ha le idee chiare: ha già assolto la sinistra

2 Feb 2016 13:25 - di Adele Sirocchi

“La questione Mafia Capitale non nasce con la giunta Marino, nasce con la giunta Alemanno”. Lo afferma con una sicurezza davvero sorprendente Roberto Giachetti, candidato sindaco alle primarie del centrosinistra,  a Rainews24. Sorprendente perché da quello che ha raccontato Salvatore Buzzi ai giudici emerge una palese trasversalità della rete di corruzione che coinvolgeva i politici capitolini. E Francesco Storace non si lascia infatti sfuggire l’occasione di ricordare a Giachetti “che finora l’unico assessore condannato si chiama Daniele Ozzimo, che voterà per lui e non per me. Anche senza essere cattolici si possono evitare bugie”. Ozzimo, ex assessore Pd, è stato condannato dal gup Alessandra Boffi a due anni e due mesi nell’ambito del processo a Mafia Capitale: è accusato di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio.

Le granitiche certezze di Giachetti vengono scalfite anche da Gianni Alemanno che, chiamato in causa come il sindaco che avrebbe tenuto a battesimo Mafia Capitale, replica: “Vorrei consigliare sommessamente a Roberto Giachetti di informarsi meglio su Mafia Capitale se vuole essere credibile come candidato sindaco di Roma. Le vicende e le persone sotto accusa per Mafia Capitale non nascono sotto la mia Giunta. Quando sono arrivato in Campidoglio – aggiunge – io ho trovato già in posizione dominante il vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni, Luca Odevaine, e le cooperative di Salvatore Buzzi. Quella che è nata sotto la mia Giunta è stata invece l’inchiesta, ma solo perché nella Procura di Roma erano arrivati nuovi magistrati molto determinati e specializzati nelle inchieste per mafia. Infine, vorrei ricordare a Giachetti che il 70% delle persone coinvolte in questa inchiesta sono politicamente e socialmente collocate a sinistra, mentre l’unica discontinuità avvenuta sotto la Giunta Marino deriva dagli arresti della Procura e non certo per meriti della politica di sinistra”. Secondo Alemanno, “continuare col gioco dello scaricabarile non rende credibile nessuna volontà di creare una discontinuità rispetto al passato, una discontinuità che deve discendere da una fredda e pacata lettura dei dati e non da teoremi politici di comodo”.

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