Gay, Alfano si ritira dalla lotta: «Sul governo deciderò in autunno»

3 Feb 2016 17:43 - di Lando Chiarini

È ufficiale: il “soldato” Angelino Alfano non era disperso: sul ddl Cirinnà ha proprio disertato («non sarebbe intelligente minacciare una crisi»), deludendo ancora una volta quanti si attendevano da lui la tanto sospirata estrazione del…quid. Eppure, nozze e adozioni gay sono roba altamente urticante per ogni persona di buon senso – cattolico, ateo, di destra o di sinistra che sia – ma che invece nel compassato leader del Ncd, che pure si professa da sempre  figlio devoto di Santa Romana Chiesa, non provoca neppure un leggero prurito. Certo, Alfano ha parlato, ha sollecitato, ma all’uso suo, cioè sempre attento ad evitare che il tono suadente da consiglio per gli acquisti mai sfociasse in una richiesta perentoria, una di quelle in cui fai capire che non stai scherzando. Non sia mai. Neppure quando – come nel caso del testo Cirinnà – sull’amore per la poltrona rischi di romperti la faccia. Evidentemente, a differenza dei prototipi dei veri leader dove la montano di base, nel modello Alfano la faccia è ormai un optional. Non si spiegherebbe altrimenti perché dai microfoni de L’aria che tira – su La 7 – abbia sentito il bisogno di far sapere che «valuteremo se proseguire o no con l’esperienza di governo» solo dopo il referendum costituzionale del prossimo autunno. Autunno, capite? La battaglia sulle nozze e sulle adozioni omosessuali infuria oggi, le piazze si riempiono all’inverosimile mettendo a durissima prova il “non interventismo” di Papa Bergoglio, l’alleato Renzi non lo degna di una risposta surrogandolo, per giunta, con Sel e M5S e Alfano che fa, annuncia che si riunirà fra dieci mesi per «decidere il da farsi»? Ma andiamo, al confronto il Psdi di Caria e Nicolazzi è un monumento alla dignità politica. Lo avrà pensato anche lui se qualche minuto dopo ha sentito il bisogno di immergersi con epico cipiglio nel ricordo della rottura con il Cavaliere: «Se non c’ero io che litigavo con Berlusconi col mio gesto di coraggio, oggi non ci sarebbe Renzi, ma il Paese sarebbe in mano a Grillo. Due anni fa si stava peggio e ora si sta meglio». Contento lui, verrebbe da dire. In realtà poverini i tanti, e noi tra questi, che hanno sperato e persino pensato che nel pantheon personale di Alfano si trovasse almeno don Camillo. Invece c’è solo don Abbondio.

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