Un’altra tegola sulla testa di Renzi: l’eutanasia sbarca in Parlamento

14 Gen 2016 12:51 - di Romana Fabiani

Lo chiamano il diritto a morire, che in tempi di terrore e mattanze selvagge fa un certo effetto. Con grande enfasi il partito dell’eutanasia saluta in queste ore  la calendarizzazione a marzo della proposta di legge di iniziativa popolare sul fine vita. Merito del vendoliano Arturo Scotto che ha fatto inserire il provvedimento nell’agenda parlamentare dei prossimi tre mesi.

Eutanasia, scontri in vista

Un’altra crociata che, come per le unioni gay e la fecondazione assistita, spaccherà a metà l’opinione pubblica mandando in tilt gli schieramenti politici. L’iter non è ancora iniziato ma il fatto storico sta nella “prima volta” che una proposta sull’eutanasia varca le soglie del Parlamento. Che sia una priorità per le sorti dell’Italia?  Saranno inevitabili e durissimi gli scontri a sinistra con l’area cattolica dem che storce il naso, in difficoltà anche i parlamentari del Nuovo centrodestra di Alfano tanto che Renzi non sembra così entusiasta  della tempistica. Sensibilità che si scontrano (come avvenne per l’agonia di Eluana Englaro) ed equilibri che saltano anche se, come da copione, non è da escludersi che alla fine i cattolici dem e gli alfaniani si convertano alla ragione del più forte. Il testo che andrà in discussione è il frutto del lavoro di un intergruppo di oltre 150 parlamentari (anche berlusconiani) che fanno unificato la proposta di iniziativa popolare con altre due di Sinistra e Libertà.

Mina Welby: era ora

Tra i primi a salutare con favore la calendarizzazione c’è Mina Welby, presidente dell’associazione Luca Coscioni, che parla di “salto culturale” rispetto alla precedenti legislature. «È maturata una sensibilità trasversale. Abbiamo raggiunto 225 parlamentari di tutti i partiti, incluse Forza Italia e Lega. Si è diffusa una sensibilità nuova», dice intervistata da la Stampa, la moglie di Welby. «Il diritto all’eutanasia è strettamente legato al principio di autodeterminazione, non dobbiamo avere paura del morire, ma dobbiamo garantire una morte dignitosa…». Di sicuro la presidente della Camera, Laura Boldrini, non si farà pregare per imbracciare la bandiera dell’eutanasia. Il centrodestra (non il partito del ministro dell’Interno) si prepara a una difesa a oltranza della vita contro la cultura della morte, una battaglia di rito per  Fratelli d’Italia. La  svolta – spiega Mina Welby – deve basarsi sull’articolo 32 della Costituzione, quello che al secondo comma stabilisce che nessuno può essere obbligato a sottoporsi a trattamenti sanitari se non per legge. Ma sia chiaro: nessuna norma può andare contro la dignità umana. Le questioni fondamentali sono l’interruzione (o il non inizio) delle terapie e il suicidio assistito, cioè la somministrazione di una sostanza per aiutare a morire». La dolce morte, appunto.

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