Tel Aviv, killer del pub ancora in fuga. Un legale: è solo un malato di mente

2 Gen 2016 13:29 - di Giulia Melodia

Il day after a Tel Aviv prosegue nel segno del terrore e dell’incertezza in merito al movente e alla presenza o meno di possibili mandanti che l’hanno generato. E mentre proseguono le ricerche dell’attenatore in fuga, braccato ma ancora introvabile, le indagini sull’agguato armato al pub in cui sono morte due persone e altre otto sono rimaste ferite – alcune anche in modo grave – non forniscono ancora risposte. Dunque, tacciono le rivendicazioni di quello che sulle prime era stato ipotizzato potesse esssere un agguato di matrice terroristica, ed è mistero sulla figura del killer che sembra essersi dileguato nel nulla. Non solo: il giallo si infittisce…

Tel Aviv, il killer del pub ancora introvabile

Proprio in queste ore, infatti, mentre in tutta Tel Aviv proseguono senza sosta serrate ricerche dell’arabo israeliano sospettato di essere il killer che ha aperto il fuoco e ucciso nella centrale via Dizengoff, nelle vicinanze del pub che è stato la scena del crimine, la polizia ha trovato anche il cadavere di un tassista arabo, riverso accanto alla propria vettura. Ancora non è chiaro, però, se questo episodio sia legato – ed eventualmente in che misura – all’attacco sferrato al locale. Intanto, mentre si cerca di dare un contorno alla vicenda che ha ricatapultato nel terrore Israele, si affastellano gli identikit psicologici dell’attentatore in fuga, e le ipotesi sul possibile movente del gesto.

Un avvocato: «È un malato di mente»

E allora, secondo il profilo tracciato da Sami Melhem alla tv israeliana, un avvocato parente del killer arabo israeliano in fuga, l’uomo sarebbe mentalmente instabile e non aderente allo Stato islamico. Come riferito anche dal Jerusalem Post, inoltre, il legale intervenuto sulla vicenda ha spiegato di aver già rappresentato il killer nel caso che lo accusava dell’aggressione di un soldato: «Quest’uomo non è sano, per quanto ne sappia da quando lo difendo – ha sostenuto l’avvocato – è stato in cura e lo è ancora; di recente andava in giro per strada come un malato di mente». E non è tutto: «Forse voleva una vendetta privata… Anni fa suo cugino fu ucciso da agenti della polizia israeliana durante la ricerca di armi», ha dichiarato nelle ultime ore un conoscente del ricercato dalla cittadina di Arara, nel Nord di Israele, unendosi al coro dei commentatori di turno e alimentando la nebbia che avvolge il mistero. Nel frattempo, tra indiscrezioni e supposizioni, la polizia israeliana ha rimosso dal web la pagina Facebook dell’attentatore in fuga: gli esperti cercano adesso di verificare se abbia ricevuto dall’estero un ordine di passare all’azione.

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