Sudafrica, borsa di studio alle vergini. Le femminste si arrabbiano

24 Gen 2016 18:55 - di Redazione

Sudafrica, la verginità paga. Con una iniziativa che ha già suscitato polemiche, il sindaco di una remota località del Sudafrica ha premiato 16 studentesse con una borsa di studio per essere rimaste illibate. Una scelta, dice, fatta per incoraggiare altre a rimanere “pure e concentrati sulla scuola”. Ma la decisione ha provocato lo sdegno delle femministe e degli attivisti dei diritti umani che denunciano una violazione dei diritti stessi . Le borse di studio sono state introdotte quest’anno per premiare le ragazze del distretto di Uthukela, nella provincia orientale di KwaZulu-Natal, ha detto la portavoce del sindaco, Jabulani Mkhonza. Ogni anno, ha precisato, l’ufficio del sindaco premia 100 studenti dei licei e università dell’area che si sono distinti. Le studentesse che hanno presentato domanda per le borse di studio sono volontariamente rimaste vergini e si sono sottoposte a test regolari per le verifiche.

Le borse di studio – precisa ancora l’ufficio del sindaco – riguardano in particolare le giovani donne perché sono più vulnerabili allo sfruttamento, alle gravidanze in età giovanissima e alla trasmissione di malattie. “Per noi, si tratta solo di dire grazie per rimanere come sono fino alla laurea”, ha detto il portavoce del sindaco. I fondi – precisa – saranno rinnovati “fino a quando le ragazze potranno presentare un certificato che attesti la loro verginità”. In caso contrario, la borsa di studio viene revocata. “Le intenzioni del sindaco sono lodevoli, ma non sono d’accordo sul fatto di dare le borse di studio alle vergini”, ha detto il presidente della commissione per l’uguaglianza di genere, Mfanozelwe Shozi. “C’è un dibattito sulle discriminazioni basate alle gravidanze, verginità e anche contro i maschi come in questo caso”. In Sudafrica, non è contro la Costituzione sottoporsi ai test sulla verginità, ma è essenziale che siano fatti con il consenso. Alcuni attivisti hanno chiesto la messa al bando dei test, descrivendoli come “sessisti e invasivi”. Coloro che invece difendono la pratica culturale sostengono che custodisce le tradizioni ed è stata modernizzata per insegnare alle giovani donne del Sudafrica i rischi della trasmissione del virus Hiv e dell’Aids.

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