Storace rinuncia alla prescrizione. Fini: bravo! E lui ringrazia. Tra i due è pace fatta?

14 Gen 2016 18:31 - di Redazione

«Il processo di appello si celebrerà a 10 giorni dal voto per le Comunali. In gioco c’è la libertà di opinione o i privilegi di casta». Lo afferma, in una nota, il leader della Destra e vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Francesco Storace, all’indomani del rinvio al 12 giugno dell’udienza del processo di appello per il reato di vilipendio ai danni dell’allora Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. «Rinuncio alla prescrizione – spiega – perché voglio capire se in questo Paese continua a esistere una casta di intoccabili. Voglio capire se madame Boldrini si decide a sollecitare alla “sua” Camera l’esame della legge approvata dal Senato, su iniziativa di Maurizio Gasparri, per la riforma del vilipendio. Rinuncio perché non sono abituato a fuggire ai giudizi come capita ai mazzettari che affollano la politica. Voglio sapere perché si può assolvere uno scrittore di sinistra come Erri De Luca accusato di istigazione al sabotaggio, mentre un uomo politico di destra deve rischiare la condanna perché ha osato dire a quel Capo dello Stato (nemmeno tutto) quello che pensa. Perché a processo per lo stesso reato non ci vanno i tantissimi parlamentari grillini, dipietrini, travaglini. Voglio sapere perché il centrodestra alla Camera è completamente silente su questa vicenda. Perché lo Stato prima prevede una condanna fino a cinque anni di reclusione per il vilipendio poi sembra vergognarsene con la sospensione della pena. Dovesse costarmi una condanna – conclude Storace -, voglio queste risposte: quanto va in scena in Corte d’Appello è la rappresentazione plastica di un sistema che sembra eretto a tutela degli intoccabili. La dignità non si ammanetta».

Storace accusa il centrodestra di tacere sulla vicenda del vilipendio

La prima – e per ora unica – reazione è stata quella, a sorpresa, di Gianfranco Fini: «Onore al merito a Storace per rinuncia alla prescrizione»: così l’ex presidente della Camera in una nota pubblicata sul suo sito, liberadestra.com, a proposito della decisione di Francesco Storace, di rinunciare alla prescrizione per il processo di appello dall’accusa di vilipendio ai danni dell’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Prosegue Fini: «Francesco Storace è certamente un uomo di destra: non a caso ha chiamato così il suo movimento politico quando ha lasciato Alleanza Nazionale perché a suo dire troppo centrista e moderata. È noto che la sua idea di cosa concretamente significhi, nei contenuti e nelle azioni, una politica di destra raramente ha coinciso negli ultimi tempi con la mia. Eppure – prosegue Fini – ieri mi ha in qualche modo rappresentato (e spero Francesco non si offenda!) quando ha rinunciato alla prescrizione nel processo che da otto anni lo vede imputato di vilipendio al Capo dello Stato. Non perché io condivida ciò che disse di Napolitano, bensì perchè l’ex governatore del Lazio ha dato un bell’esempio di cosa voglia dire essere di destra in materia di legalità: aver fiducia, nonostante tutto, nella giustizia. Se si sbaglia si paga e se si è onesti, in questo caso intellettualmente, si chiede che ciò venga sancito in tribunale, affinché tutti lo sappiano. Confidare nella prescrizione del reato per farla franca non è certo politicamente così censurabile come salvarsi grazie ad una legge ad personam. Anche per questo spiace che quasi nessuno a destra, al di là della attuale collocazione, abbia sottolineato come la scelta di Storace sia stata bella e significativa. Specie oggi che la vicenda di Quarto conferma che è molto facile fare i moralisti, ma che l’ora della verità arriva prima o poi per tutti, quando si deve dimostrare con i fatti di essere coerenti tra quel che si dice e quel che davvero si fa». Pronta e un po’ sorpresa la replica di Storace: «Colpisce che sia Fini ad assumersi l’onere di spendere parole chiare sul mio processo. Ovviamente lo ringrazio, perché in gioco sono valori di democrazia, a partire dal diritto al dissenso, e di legalità col diritto a sapere, senza prescrizione, se ho commesso un reato o no. Tace Napolitano, tace il centrodestra. Non ho dubbi su chi stia sbagliando, e gravemente, nei miei confronti», ha scritto il segretario nazionale della Destra.

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