Scandalo Quarto, M5S sapeva tutto: anche Di Maio finisce nel calderone

12 Gen 2016 8:42 - di Redazione

I vertici del Movimento 5 Stelle sapevano sin da novembre scorso che cosa stava accadendo a Quarto. Il sindaco Rosa Capuozzo aveva informato direttamente Luigi Di Maio. È lei stessa a raccontarlo in una telefonata intercettata dai carabinieri il 24 novembre scorso alla consigliera Concetta Aprile, specificando di aver anche chiesto un incontro «perché qualsiasi cosa, loro ci devono commissariare». Sono proprio le conversazioni tra i vari componenti del consiglio comunale a svelare la faida interna al M5S nata dal «ricatto» di Giovanni De Robbio, poi espulso, alla donna.

Nessuno aveva pensato di rivolgersi alla magistratura. Anzi. «Rimanere in silenzio».

Il 25 novembre scorso Capuozzo viene convocata per la prima volta dal pubblico ministero Henry John Woodcock con il pretesto di voler sapere se sia a conoscenza della lotta tra i clan di Quarto per il controllo delle imprese funebri. Ignora di essere stata «ascoltata» e quando le chiedono se ha avuto problemi con De Robbio minimizza le «pressioni» del collega di partito. La linea tiene. E’ il 6 dicembre, quando De Robbio è già stato espulso e l’inchiesta è ormai pubblica, Roberto Fico invia un messaggio proprio al sindaco: «Andate avanti tranquilli, quanto prima verrò».

Prima di Natale, dunque la linea M5S di tenere tutto riservato.

Gli atti processuali rivelano come la prima scelta del clan Cesarano per dirottare i voti alle Amministrative della primavera scorsa fosse caduta sul Partito democratico. I carabinieri lo scrivono nell’informativa finale sottolineando come «originariamente Alfonso Cesarano aveva rivolto la sua attenzione sul candidato del Pd Mario Ferro ma a causa di una pronuncia del consiglio di Stato la lista del Pd è stata esclusa dalla tornata elettorale del 31 maggio 2015». Ferro rimane comunque tra i «consiglieri» del boss e ha rapporti stretti con De Robbio tanto che nell’inchiesta sono entrambi indagati per «voto di scambio» aggravato dalla finalità mafiosa. E lui il cavallo sul quale si decide di puntare, convinti che Rosa Capuozzo sia manovrabile e – scrive “Il Corriere della Sera” – pronta a soddisfare le loro richieste in materia di affari proprio perché «ricattabile» visto che nella casa dove vive con il marito è stato compiuto un abuso edilizio. La donna invece resiste. Anzi dice di essere pronta a denunciare De Robbio proprio per l’estorsione, anche se poi quando ha l’occasione di parlare con i magistrati evita accuratamente di dire la verità.

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