La Sapienza compie 80 anni, fu un “manifesto urbanistico” del fascismo (video)

18 Gen 2016 12:13 - di Renato Berio

Compie ottanta anni lo Studium Urbis della Capitale, la Sapienza, inaugurata da Benito Mussolini nel novembre del 1935. Tra tre giorni per l’inaugurazione dell’anno accademico lo storico dell’architettura Paolo Portoghesi terrà all’univeristà di Roma una lectio magistralis sul tema dal titolo significativo: “La città universitaria esempio di un’altra modernità”. Il Corriere dedica due pagine all’evento, ricordando in un articolo di Giuseppe Pullara che la città universitaria di Roma fu una premessa dell’E42. Fu Marcello Piacentini ad ideare lo stile, una fusione di classicità e modernità, chiamando accanto a sé giovani architetti desiderosi di mettersi alla prova in quel “manifesto urbanistico” del regime. E per prima cosa li spedì a vedere le soluzioni che erano state adottate nel mondo per costruire le altre università. Fu sempre Piacentini a “disegnare” il rettorato nella cui Aula Magna fu realizzato l’affresco di Mario Sironi, L’Italia tra le Arti e le Scienze (sottoposto a un accurato lavoro di restauro su cui non sono mancate le polemiche) mentre  ad Arturo Martini si deve la celebre scultura della Minerva (che accoglie accigliata gli studenti, tra i quali è diffusa la tradizione di non guardare in volto la statua il giorno dell’esame). Ad Arnaldo Foschini si deve invece l’ingresso monumentale dell’ateneo (l’iscrizione originaria, rimossa dopo il secondo conflitto mondiale, così recitava: VICTORIO – EMANUELE – III – REGNANTE – BENITO MUSSOLINI – REM – ITALICAM – MODERANTE – VETUS – URBIST – STUDIUM – IN – HANC – SEDEM – ROMANA – MAGNIFICENTIA – DIGNAM – TRASLATUM – EST). 

Portoghesi ricorda nella sua intervista che grazie al decisionismo di Mussolini furono stanziati 70 milioni di allora, messi al servizio di un ateneo che “rappresenta un’intuizione molto felice: concentrare in un unico luogo tutti i centri di sapere per favorire gli scambi, le interferenze e le contaminazioni tra i vari settori della ricerca scientifica”. Portoghesi sottolinea che il complesso della Sapienza è ancora molto bello: “Il rettorato di Piacentini è all’insegna della semplicità. Lo splendido edificio di Fisica di Giuseppe Pagano è l’esempio del suo ‘orgoglio della modestia’: eleganza, sobrietà, uno dei migliori esempi della modernità in quel momento”. I due ebbero storie molto diverse, anche se i loro nomi sono uniti nella storia urbanistica della Sapienza: Piacentini continuerà il suo lavoro anche dopo la caduta del regime mentre Pagano, dapprima entusiasta sostenitore del fascismo, si legò sul finire della guerra ad ambienti antifascisti. Fu torturato dalla banda Koch e infine morì prigioniero a Mauthausen nel 1945.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *