Rapine in villa, pensionato massacrato di botte: calci e scarpe in faccia

19 Gen 2016 16:06 - di Martino Della Costa

Questa volta è successo nel comasco, dove un pensionato di 67 anni è rimasto per circa un’ora e mezza in balia di due rapinatori che lo hanno aggredito e selvaggiamente picchiato per farsi dire dove era la cassaforte, che l’uomo in realtà non ha mai avuto. È l’ennesima rapina in villa compiuta da criminali senza scrupoli pronti a uccidere per pochi spiccioli. A terrorizzare per il solo gusto di farlo. A portare fino alle estreme conseguenze un furto, salvo poi venire occasionalmente immolati a vittime da una parte di stampa e tv quando il padrone di casa prova a reagire all’intrusione furtiva e a difendere i propri cari, sparando e – è successo – uccidendo.

Rapine in villa, pensionato aggredito nel comasco

In questa circostanza la vittima è riuscita almeno a salvare la pelle ed, essendo solo in casa, a non vedere coi9nvolti nell’aggressione brutale suoi cari o amici lì per caso. Trasportato in ospedale, le sue condizioni non dovrebbero essere gravi, anche se i controlli non sono ancora terminati. I ladri sono scappati con la Bmw x5 del pensionato, gli oggetti di valore e 400 euro in contanti trovati in casa. Il terrore, comunque, è rimasto scolpito sul volto del pensionato, che è vedovo e vive in una villa isolata a Fenegrò (Como), e che non dimenticherà facilmente l’aggressione subìta da criminali senza scrupoli, rapinatori armati di coltello, mentre era solo in casa. Secondo quanto ha raccontato ai carabinieri, l’uomo è stato immobilizzato alle mani e ai piedi dai banditi, che lo hanno ripetutamente picchiato e persino preso a colpi di scarpa in faccia, sferrati per farsi dire dove fosse la cassaforte. Cassaforte che, come anticipato, il pensionato non ha mai posseduto. Dopo la fuga dei suoi aggressori l’uomo si è liberato da solo ed è riuscito a dare l’allarme; per il momento, però, dei criminali e del bottino non c’è traccia.

Rapine, criminali e vittime: il precedente di Ermes Mattielli

Questa volta, insomma, il danno si è limitato al solo aggredito di turno, con buona pace degli integerrimi detrattori della legittima difesa, e strenui sostenitori di un limite fissato dalla legge nell’invocare il quale – a più riprese, purtroppo, ultimamente – è stato sempre più spesso troppo facile condannare per un eccesso di legittima difesa i diversi cittadini aggrediti e derubati, mettendo incredibilmente alla sbarra più le vittime che i carnefici autori di rapine, stupri, massacri. Basterà citare, uno su tutti, il caso del vicentino Ermes Mattielli, scomparso a novembre scorso, che come noto fu condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione, all’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici e, beffa suprema, persino a risarcire i ladri – due nomadi che si erano introdotti furtivamente nel suo deposito di ferri vecchi per rubare – con una provvisionale immediatamente esecutiva di 135.000 euro totali.

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